QUANTO È “FICO” IL MADE IN ITALY?

Da una settimana non si parla d’altro, nella comunicazione del food italiana: oggi a Bologna apre FICO (Fabbrica Italiana Contadina), ovvero “Eatalyworld”, il parco tematico dell’agroalimentare italiano, da un’idea di quel genio del marketing di Oscar Farinetti. E se non si parla d’altro, è perché la scorsa settimana al “prima voi”, la pre inaugurazione per giornalisti, era più affollata del casello di Melegnano il  agosto: c’erano – semplicemente – tutti i giornalisti italiani del settore.

D’altronde FICO merita l’attenzione dei media e del grande pubblico, perché stavolta Eataly ha fatto davvero le cose in grande: 100.000 mq, 120 produttori-espositori, 45 “fabbriche”, ma soprattutto  un indotto complessivo di migliaia di posti di lavoro per un flusso atteso di 6 milioni di visitatori all’anno.

Cos’è FICO

FICO si propone come la “disneyland del cibo”: un enorme “parco”, una via di mezzo tra una sagra di paese, un parco di divertimenti e un centro commerciale,

Vi si possono – ovviamente – acquistare prodotti alimentari rigorosamente made in Italy, ma anche consumarli in loco, nelle decine  fra chioschi, bar, ristoranti… la gamma è vastissima, dal cartoccio di patatine fritte, al ristorante stellato, dal pesce fritto (di qualità eccelsa, credeteci) all’arrosticino grigliato nel chioschetto a inizio percorso…
Ma la cosa interessante, è che FICO espone e mostra l’intera filiera del cibo: nelle aree esterne, stalle ed orti mostrano un assaggio della sterminata biodiversità italiana, mentre all’interno molti espositori installato intere linee di produzione: si può così assistere alla cottura della pasta di grano duro, alla frollatura delle carni, alle fasi di lavorazione dei prodotti caseari. E per i più piccoli (ma anche gli adulti hanno da imparare) vi sono 5 “giostre”, sullo stile del “Padiglione 0” di ExpoMilano, che propongono percorsi didattici interattivi e coinvolgenti su 5 temi: l’uomo e il fuoco, l’uomo e gli animali, l’uomo e la terra, l’uomo e il mare, dalla terra alla bottiglia e l’ultimo, “il futuro”, dove si può piantare un seme in un apposito impianto per la coltura “intelligente”, e seguirne lo sviluppo, dai germogli alla foglia, tramite un’app da scaricarsi sul posto.

Si può anche semplicemente trascorrere del tempo libero in famiglia o con amici, giocando a beach volley o beach tennis, a minigolf… o assistere a lezioni nelle apposite aule, o organizzare eventi nel (bellissimo) cinema – auditorium da 1.000 posti.

Perché FICO

La scelta del luogo non è casuale: l’area dove sorge il parco è il C.A.M. (Centro Agro Alimentare) di Bologna, un’area che stava andando in disuso e che sta invece venendo rilanciata da questo e altri interventi: il Comune di Bologna, proprietario dei terreni, sta infatti dislocando laboratori di ricerca e analisi per la sicurezza alimentare, la borsa granaglie – che si svolgerà proprio nel foyer dell’auditorium – e altre attività affini al cibo.

L’area è vastissima, ben servita dalla rete stradale (appena fuori dalla tangenziale), e Bologna, oltre ad essere una vera capitale del gusto in Italia, è anche ganglio centrale di reti stradali, ferroviarie etc.

Insomma, una sosta ideale per i turisti stranieri che tornano a Malpensa dopo aver visitato il sud Italia, o per chi decide di fare un “weekend lungo” nelle città d’arte italiane.

Perchè la finalità do FICO si percepisce subito, appena entrati: il pubblico di riferimento è quello estero.

FICO è “FICO”?

La nostra risposta, a conti fatti, è SI. L’iniziativa ci piace, e ci piace come è stata costruita e presentata. Con alcune precisazioni che teniamo a riportare.

Come già detto, il progetto si rivolge al pubblico estero, che – nei piani di mercato – costituirà la parte più corposa, soprattutto in termini di volumi di acquisto – dei milioni di visitatori attesi. E l’idea di offrire un enorme, colorato, interattivo e profumato “show room” dell’agroalimentare made in Italy ci piace molto. Parliamo di un pubblico che conosce e apprezza l’Italia (non vengono sicuramente apposta per FICO, ma già che sono nel BelPaese, lo visitano), e hanno modo di approcciare ai nostri prodotti, testarne la varietà, parlare con i produttori, “toccare con mano”, insomma. Nell’auspicio che una volta tornati in patria continuino a mangiare  ed acquistare italiano.

I bolognesi, e in genere i residenti della zona, potranno anche farsi – ogni tanto – un giretto, magari per partecipare a qualche evento, ma sicuramente non ci verranno a “fare l spesa”, anche perchè – al netto di alcune punte di eccellenza soprattutto in ambito ristorativo – la gamma dei prodotti offerta è di fascia medio – medio-alta, ma con poche differenze da ciò che si può trovare (magari spendendo anche meno) in un buon negozio di alimentari in centro.

Per la stessa ragione, non vediamo perché un palermitano debba prendere un aereo per andare a visitare FICO – diversamente da come si fece ai tempi di Expo: non esageriamo con i confronti! – ma sicuramente chi capita da queste parti per altre ragioni, fa bene ad allungare la trasferta di una mezza giornata e visitare un luogo a suo modo unico e stimolante.

Staremo a vedere

In questi giorni, insomma come dicevamo in apertura, tutti hanno scritto di tutto su FICO, sperticandosi in lodi e santificando il “Guru” Farinetti, o criticandone l’approccio “marchettaro” (come se fare impresa e guadagnare dalla realizzazione dei propri progetti fosse un delitto). A noi è piaciuto lo stimolo lanciato in conferenza stampa dall’Oscar nazionale: “Per una volta, non facciamo gli italiani, che devono sempre criticare tutto – specie se fatto in Italia. Facciamo come i francesi: parliamo bene di questo progetto italiano, dimostriamocene orgogliosi”.

E su questo non gli si può dare torto, perché al di là del ritorno economico diretto, se una bella – e coraggiosa, bisogna dargliene atto – iniziativa imprenditoriale, rivolta ai mercati esteri, ma che crea occupazione sul nostro territorio, funziona… abbiamo solo da guadagnarci, tutti quanti!

Insomma, con tutti i limiti e il dovuto disincanto, a noi FICO è piaciuto. E consigliamo a tutti i lettori, di visitarlo almeno una volta, prima di esprimere un giudizio. E poi, se vi va, fatecelo sapere…

Buon appetito!

Autore dell'articolo: Redazione