Siamo giunti al quarto capitolo del nostro dossier sui cibi ultraprocessati.
Dopo avervi illustrato cosa sono (in questo articolo), che effetti hanno sul sovrappeso e la salute (in questo articolo) e come riconoscerli (in questo articolo) oggi vi parliamo nello specifico della situazione italiana.
Quando Monteiro volse la sua attenzione ai cibi ultraprocessati lo fece perché si era reso conto che in Brasile, in vent’anni (dagli anni Ottanta al Duemila), i casi di diabete di tipo 2 e di obesità tra la popolazione erano cresciuti esponenzialmente anno dopo anno.
Questo era dipeso da uno stravolgimento dello stile di vita dei brasiliani e uno dei fattori decisivi fu proprio la larga diffusione (e consumo) dei pasti pronti, delle merendine preconfezionate, delle bevande gassate e di tutti quei cibi che Monteiro inserì nel quarto gruppo (“alimenti ultraprocessati”) della classificazione Nova – da lui progettata nel 2016 per rendere chiaro a tutti i consumatori il livello di trasformazione degli alimenti che stavano acquistando.
La situazione italiana
Indubbiamente in Italia la Dieta Mediterranea (la più salubre al mondo) e una migliore e più diffusa cultura del cucinare e mangiar sano rende la situazione meno grave che altrove… ma anche da noi si registra un aumento delle patologie legate a una cattiva alimentazione e sovralimentazione, prime tra tutte il diabete e le patologie cardio-vascolari.
Anche in Italia, quindi, i prodotti ultraprocessati hanno guadagnato spazio nelle credenze e nei frigoriferi dei consumatori, per svariate ragioni, tra le quali:
- Rapidità di preparazione: i pasti ultraprocessati sono velocissimi da preparare, in quanto i singoli ingredienti che li compongono sono tutti già stati precotti e lavorati. Bastano pochi minuti in padella e ancor meno al microonde per potersi sedere a tavola e mangiare.
Nel frenetico tran tran della vita moderna, questo li rende incredibilmente attraenti e pratici. - Costo estremamente abbordabile: le materie prime con cui sono prodotti questi alimenti ultraprocessati sono spesso estremamente economiche e di origine – e qualità – assai incerta, come denuncia Coldiretti da anni nella sua blacklist dei cibi più contaminati.
Il prezzo contenuto è ovviamente attraente, soprattutto per le famiglie numerose o dal reddito più basso.
- Confezioni abbondanti: non soltanto i cibi ultraprocessati costano poco, ma vengono proposti anche in pacchi “formato famiglia”… chiamati spesso anche “formati convenienza” per invogliare ancora di più i consumatori ad acquistarli.
Dalla vellutata di cavolo alla confezione di patatine fritte o merendine, facendo un rapido confronto tra i formati disponibili di un identico prodotto, ci accorgeremo che il “pacco scorta” risulterà sempre il più conveniente.
Questo ci porta a consumare ancora più “cibo spazzatura” di quanto non ne mangeremmo se scegliessimo le meno convenienti confezioni più piccole (perché i prodotti ultraprocessati non scadono e, soprattutto, sono molto appetibili e ci invogliano a mangiare di più (come spiegavamo nel secondo articolo del dossier). - Forte appetibilità: i prodotto ultraprocesccati sono ricchi di zuccheri, aromi, sale che li rendono estremamente appetitosi per il nostro palato. Persino la loro consistenza (spesso morbida e facile da ingerire) aumenta la loro appetibilità. Si trasformano dunque nel nostro cervello in comfort food, cibi di conforto che usiamo per coccolarci, finendo per esagerare con le quantità e la frequenza di assunzione.
Sono dunque molte e varie le ragioni del crescente successo dei prodotti ultraprocessati anche in Italia ma non per questo dobbiamo disperare: mangiare sano e gustoso è più facile del previsto (e nemmeno troppo vincolante!).
La nuove Linee Guida 2018 del CREA per una Corretta Alimentazione
Il Crea (Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria) è da sempre attento all’alimentazione degli italiani e nei suoi lavori coniuga ricerca scientifica, sperimentazione e analisi socio-economica.
Da diversi anni pubblica il documento italiano di riferimento sulla sana alimentazione rivolto ai consumatori (ma anche ai governi). L’ultima edizione di questo documenti, chiamato Linee Guida per una Corretta Alimentazione risale al 2018.
Dopo oltre 10 anni dall’ultimo aggio9rnamento delle Linee Guida le novità sono state moltissime.
Queste nuove indicazioni alimentari sono state elaborate da un’apposita commissione scientifica, costituita da prestigiosi studiosi del mondo dell’alimentazione e non solo.
Le Linee Guida italiane per una Sana Alimentazione si ispirano ovviamente al modello alimentare mediterraneo, universalmente riconosciuto come quello che coniuga in modo più efficace salute e benessere con appagamento sensoriale, ma hanno preso in considerazione, sebbene non direttamente, anche la classificazione Nova degli alimenti ideata da Monteiro: più che sul grado di processazione di un alimento, il focus delle nuove Linee Guida è su “quello che c’è dentro al cibo”.
Anche nelle Linee Guda del crea gli alimenti sono suddivisi in gruppi e sottogruppi che vanno dagli “alimenti base” (cereali e tuberi, frutta e verdura, carne, pesce, uova e legumi, latte e grassi da condimento) essenziali per la salute nelle giuste quantità, agli “alimenti voluttuari”, tra i quali rientrano tutti gli snack salati e dolci (ricchi di grassi e/o sale e/o zuccheri), i dessert dolci al formaggio, lo zucchero, il miele, la marmellata, le bevande alcoliche, le bevande zuccherate, le bibite gassate, i succhi e i nettari di frutta, la frutta essiccata e disidratata con zucchero, la frutta candita o sciroppata, le bevande al gusto di frutta, le bevande energetiche, le bevande nervine e le tisane, le carni trasformate.
L’aggettivo “voluttuario” è stato scelto per sottolineare il fatto che, pur riconoscendo i valori nutritivi importanti di molti di questi alimenti, bisogna considerare in primis il loro alto apporto energetico/calorico, l’elevato contenuto di zucchero (che spesso è l’unico nutriente presente – i prodotti di questo tipo apportano all’organismo le cosiddette “calorie vuote”) e/o di sale.
A questo va sommato il fatto che non è ancora stato stabilito il tetto massimo di consumo di questi alimenti perché non espongano a rischi per la salute.
Le differenze con la classificazione Nova di Monteiro sono in certi punti molto nette: alcuni degli alimenti che il ricercatore brasiliano ha inserito nel terzo o nel quarto gruppo, quello degli ultraprocessati che sconsiglia di assumere, nelle Linee Guida del Crea sono invece tra gli alimenti contemplati in una dieta sana”, come ad esempio i biscotti, i cracker o i fagioli in scatola.
Questo perché si tratta di alimenti che mantengono un profilo nutrizionale accettabile e sono dunque inseribili all’interno di un corretto regime alimentare.
Come sempre, dunque, è la moderazione la chiave per il nostro benessere.
Anche gli alimenti “voluttuari” (al netto di specifiche patologie) possono essere consumati saltuariamente in assoluta serenità.
Per consultare le Linee Guida del 2018 del Crea, basta cliccare su questo link e di nuovo su “consulta le linee guida aggiornate”.