Gli effetti dell’Anemia e della carenza di Ferro sul nostro Cervello

Gli effetti dell’Anemia e della carenza di Ferro sul nostro cervello

Nelle nostre famiglie o tra i nostri amici conosciamo senz’altro più di una persona anemica… oppure lo siamo noi stessi! Più del 25% della popolazione mondiale è infatti affetta da anemia (che significa letteralmente “senza sangue”), ovvero una patologia caratterizzata dalla riduzione di emoglobina nel sangue (Pivinia et al., 2019).

L’emoglobina è la proteina responsabile del trasporto di ossigeno attraverso i globuli rossi, di conseguenza una sua riduzione comporta una minor capacità del sangue di trasportare ossigeno nel corpo.
Il 50% degli anemici, inoltre, è affetto da anemia con sideropenia, ovvero anemia con deficienza di ferro (Iron Deficiency Anemia, IDA) (ibidem).

Ma quali sono gli effetti cerebrali dell’insufficienza di ferro nell’organismo, e come possiamo prevenirli? In questo articolo cercheremo di capirlo insieme.

 

Cos’è il Ferro e perché ne abbiamo bisogno?

Il ferro è uno dei cosiddetti macroelementi, ovvero uno di quei minerali presenti in gran quantità all’interno del nostro organismo: il corpo di un uomo adulto consiste normalmente di 35-45mg di ferro per chilogrammo (Andrews, 1999).
Le funzioni del ferro all’interno del nostro corpo sono molteplici: trasporto dell’ossigeno, produzione di Adenosina Trifosfato (Adenosine TriPhosphate, ATP) e sintesi del DNA (Mladěnka et. al, 2005).

Gli alimenti più ricchi di ferro sono sicuramente la carne (soprattutto il fegato), il pesce, i cereali, la frutta secca e i legumi.
Rispetto al ferro presente in alimenti di origine animale, quello presente dei vegetali è più difficile da assorbire, ma assumendo alimenti ricchi di vitamina C (come i peperoni) è possibile aumentarne l’assorbimento.
Si tratta dunque di un elemento facile da reperire nei piatti tipici della Dieta Mediterranea, eppure moltissime persone soffrono di carenza di ferro.

 

La carenza di Ferro e i suoi effetti sullo sviluppo neurologico dei bambini

La carenza di ferro (Iron Deficiency, ID) è uno dei problemi di salute nutrizionale più comuni al mondo, che caratterizza circa 2 miliardi di persone (McLean et al., 2009; Yip, 1994).
Colpisce soprattutto le donne in gravidanza, i neonati e i bambini piccoli, con tassi di prevalenza stimati tra il 15% e il 42% per i paesi ad alte risorse (Cogswell et al., 2009; Mei et al., 2011; Auerbach et al., 2021), e addirittura l’80% per quelli a basse risorse (Walker et al., 2007).

Riguardo al legame tra ferro e cervello, sappiamo che la carenza di ferro durante la prima infanzia negli esseri umani influenza l’apprendimento e la memoria, le capacità motorie grossolane e fini e i comportamenti psicosociali sia durante il periodo della carenza che dopo il ripristino dei livelli di ferro (Lozoff et al., 2006; Georgieff, 2011; Markova et al., 2019; Barks et al., 2019).

Più nello specifico, la sideropenia può causare ritardo nello sviluppo motorio entro i 10 mesi di età, disturbi nell’elaborazione cognitiva entro i 10 anni di età, alterazioni della memoria entro invece i 19 anni di età, e infine uno scarso benessere emotivo entro i 25 anni di età (Mudd et al., 2018).
La carenza di ferro nella prima infanzia provoca inoltre deficit persistenti nella velocità di elaborazione, nel linguaggio e nell’attenzione, e aumenta del rischio di insorgenza di depressione, ansia, disturbo da deficit di attenzione e iperattività (ADHD) e addirittura schizofrenia (Bastian et al., 2020).

Tutte queste problematiche legate alla carenza di ferro ci fanno capire come questo micronutriente sia essenziale per un corretto sviluppo del nostro sistema nervoso.
La presenza di ferro nel cervello, infatti, è necessaria per il corretto sviluppo del sistema vascolare (Bastian et al., 2015), per la mielinizzazione, ovvero la formazione di una guaina (composta, appunto, da una sostanza nota come mielina) intorno alle fibre cerebrali che aumenta la velocità e la potenza degli impulsi (Todorich et al., 2009), la sintesi dei neurotrasmettitori (Lozoff, 2011; Felt et al., 2006), cioè quelle sostanze che permettono di inviare messaggi chimici, e la forma dei neuroni (Bastian et al., 2016; Greminger et al., 2014).

 

Come prevenire i problemi cerebrali legati alla carenza di ferro?

Screening e trattamento della carenza di ferro nei bambini sono attualmente focalizzati sull’individuazione dell’anemia, non sullo sviluppo del sistema nervoso (Cusick et al., 2018).
L’anemia è soltanto lo stato terminale della carenza di ferro, ma il cervello inizia a soffrire di carenza di ferro prima dell’insorgenza dell’anemia, perché lo consuma prima degli altri organi.

La carenza di ferro nel cervello, indipendentemente dall’anemia, è responsabile degli effetti neurologici avversi di cui abbiamo parlato in precedenza (ibidem). La diagnosi precoce e il trattamento delle disfunzioni cerebrali nella fase pre-anemica sono quindi necessari per prevenire i deficit neurologici.

Garantire sufficienti livelli di ferro alla madre durante la gravidanza, ritardare il taglio o lo svuotamento del cordone ombelicale e promuovere l’allattamento al seno sono gli approcci più convenienti per garantire che il bambino inizi la propria vita con sufficienti riserve di ferro (ibidem).

 

Adriano Acciarino,
Psicologo e Ph.D. in Psicologia e Neuroscienze Sociali,
Professore a contratto di Pedagogia Generale e  Sociale

 

BIBLIOGRAFIA

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Autore dell'articolo: Redazione