La UE fa un passo indietro sulla trasparenza in etichetta e cancella l’indicazione dell’origine delle uve dalle bottiglie di Chardonnay, Merlot, Cabernet, Sauvignon e Shiraz, come già aveva fatto per gli spumanti.
La modifica del regolamento 607/09 sull’etichettatura dei vini, è stata predisposta dalla Commissione Europea e trasmessa al Consiglio e al Parlamento per la procedura di adozione definitiva.
Se la procedura dovesse diventare effettiva, si aprirà la strada alla falsificazione dei più importanti vini Made in Italy e, chiaramente, alla concorrenza sleale.
L’opposizione di Coldiretti
Coldiretti è, come sempre, in prima linea a difesa dei diritti dei produttori italiani e della qualità dei loro prodotti, per questo si appella alle istituzioni nazionali perché si oppongano nettamente all’approvazione di questa modifica.
“Si tratta di un grave passo indietro – dichiara Coldiretti – che va a colpire un settore che ha fatto da apripista alle politiche sull’origine”.
Ma cosa prevede, nello specifico, la modifica del regolamento 607/09?
Il testo prevede di estendere ai cosiddetti “vini varietali” (ovvero ottenuti da varietà internazionali di uve coltivate in Italia) la possibilità già introdotta per gli spumanti “generici” (non a denominazione Doc e Igt) di indicare in etichetta solo il Paese dove avviene la spumantizzazione, ma non quello dal quale provengono le uve.
Questo darà il via libera alla falsificazione dei più famosi vini italiani, soprattutto per quel che riguarda la vendita sui mercati esteri, non sempre attenti e ben preparati conoscitori della nostra cultura enologica, ma molto attratti dalla rinomata qualità della produzione italiana.
Un attacco alla qualità del vino italiano, risaputa e riconosciuta in tutto il mondo
Nemmeno due mesi fa, sul nostro giornale, vi davamo la bella notizia che i vini bianchi italiani sono ufficialmente i più venduti al mondo.
Il vino bianco fermo italiano vale infatti 1.287 miliardi di euro l’anno ed è in assoluto il più venduto al mondo, mentre la Francia si ferma poco sotto, a quota 1.276 miliardi di euro.
Si tratta di un trend positivo che si è consolidato nel tempo: negli ultimi 5 anni, infatti, l’export è cresciuto ben del 26%, mentre quello dei rossi registra 10 punti in meno di crescita – ma comunque cresce di ben il 16% in più rispetto al 2013 – .
La cultura del buon vino e del bere di qualità (piuttosto che di quantità) si è diffuso tra i Millennials e le donne, i due target che fanno da vero e proprio traino di questa crescita, a tutto vantaggio dei nostri produttori, che della qualità hanno da sempre fatto conditio sine qua non.
Un passo indietro sulla trasparenza delle etichette e sui diritti dei consumatori
Questa proposta della Commissione Europea non va solo contro gli interessi delle aziende vitivinicole italiane di qualità, ma anche contro gli interessi e i diritti dei consumatori.
In anni di grandi battaglie (e piccole-grandi conquiste) per l’aumento della trasparenza in etichetta sull’origine dei prodotti che tutti noi consumiamo, questa inversione di marcia deve assolutamente essere contrastata.