LA PROMESSA DELLA CARNE SINTETICA: ETICA, SOSTENIBILITÀ E SALUBRITÀ

E se si potesse mangiare carne senza uccidere animali?

Sembra utopica follia, eppure, dove la fantasia arriva, la scienza poi la raggiunge.

Si chiamano Memphis Meats e Hampton Creek, le start-up che promettono di portare sulle nostre tavole carne sintetica, prodotta esclusivamente in laboratorio, forse già nel 2018.

Il prodotto in effetti esiste già, persino in diverse varianti animali, ma ancora non è sul mercato.

Una forte spinta al progetto è arrivata dai finanziatori, tra i quali spiccano Bill Gates (Microsoft) e Richard Branson (Virgin), che hanno permesso a Memphis Meat di San Francisco di raccogliere ben 22 milioni di dollari, mentre Hampton Creek ne ha già raccolti 120 a partire dal 2011.

Perché produrre carne sintetica?

Prima di tutto, per rispondere a un’esigenza etica sempre più forte e diffusa, ovvero quella di rispettare e proteggere gli animali, non fargli vivere la sofferenza degli allevamenti intensivi e non ucciderli per mangiarli.

Questo desiderio ha già spinto molte aziende a produrre alimenti sostitutivi della carne, ma di sola origine vegetale, come ha fatto, sempre negli USA, Behyond Meat.

Nel caso di Memphis Meat e della sua concorrente Hampton Creek, si tratta invece di vera e propria carne animale, realizzata però interamente in laboratorio, da cellule animali.

La seconda ragione, non meno etica, è quella della sostenibilità: gli allevamenti intensivi sono infatti una delle prime fonti di inquinamento del mondo.

Mangimi industriali, scarti di produzione, sfruttamento del suolo e delle risorse idriche sono oggi il vero e più serio problema legato agli allevamenti su vasta scala.

Che effetti potrebbe avere sull’organismo?

La carne sintetica progettata da queste start-up vuole presentarsi come la più pulita e sana sul mercato.

Controllando strettamente tutto il processo di crescita delle cellule in laboratorio, i ricercatori possono garantirne la qualità in ogni fase, dalla produzione alla distribuzione, fino alla vendita al dettaglio.

I nutrienti e le calorie dovrebbero essere le stesse del prodotto “naturale”, idem la consistenza.

La produzione in laboratorio vuole anche evitare tutti quei contaminanti che si possono trovare nell’aria, nel terreno o negli alimenti degli animali d’allevamento (perché non tutti i Paesi seguono le stesse norme con la stessa restrittività).

Ma come si fa la carne sintetica?

La carne sintetica si produce estraendo dal sangue dei feti delle mucche incinte una sua componente chiamata siero. Questo siero viene aggiunto alle cellule animali di una coltura artificiale per far sì che si riproducano.

Al momento gli scienziati sono riusciti a produrre solo polpette e hamburger, ovvero prodotti ottenuti da carne macinata.

Questo perché non sono ancora riusciti a far crescere pezzi spessi di carne, né, tantomeno, pezzi di muscolo e grasso.

Quindi niente bistecche per il momento.

Quali sono i limiti attuali delle carni sintetiche?

Oltre al problema della consistenza, il vero scoglio è al momento il prezzo: il pollo e l’anatra sintetici che Memphis Meat ha presentato quest’anno a un gruppo di “assaggiatori” è costato circa 6mila dollari ogni mezzo chilo.

Il costo così alto deriva soprattutto dalla scarsa reperibilità del siero bovino fetale.

Altra, grave pecca dell’utilizzo del siero bovino fetale è che si ottiene dalla macellazione delle mucche gravide. Questo vuol dire che, al momento, per produrre carne sintetica è ancora necessario uccidere degli animali.

I ricercatori di Hampton Creek stanno cercando nuovi modi per spingere le cellule a riprodursi, sfruttando elementi vegetali, ma al momento senza successo, e con qualche polemica.

Ultimo, importante scoglio per la commercializzazione delle carni sintetiche è la loro denominazione: come classificarle? Chi si deve occupare dei controlli (chi analizza la carne o chi analizza gli additivi alimentari)? E quali controlli andrebbero fatti?

Per un alimento così assolutamente nuovo e difficile da classificare, la strada è ancora in salita… non ci resta che aspettare ulteriori novità.

Autore dell'articolo: Redazione