Gli effetti della Dieta Vegana sul nostro Sistema Nervoso

Gli effetti della Dieta Vegana sul nostro Sistema Nervoso

Da diversi anni in Italia, e in generale in Occidente, ha preso sempre più piede un tipo di alimentazione dalle importanti implicazioni etiche: la dieta vegana. Questa dieta prevede l’assunzione dei soli alimenti non derivati dallo sfruttamento e/o uccisione di animali.  Niente carne e pesce dunque, ma nemmeno latte, latticini e uova (a differenza della dieta vegetariana).

Molti vegani affermano che questa dieta li faccia sentire non solo più “a posto con sé stessi e la natura” ma anche fisicamente meglio e più in salute. La considerano dunque anche un’ottima alternativa ‘salutista’ rispetto alla dieta onnivora.

Sicuramente è molto efficace nella riduzione dei livelli di colesterolo nel sangue, ma sarà davvero così salutare anche per il nostro cervello?

 

Gli effetti di una dieta vegana sul nostro corpo

Sono molti gli studi scientifici che dimostrano gli effetti benefici (per ora indagati nel breve termine, da 3 a 24 mesi) della dieta vegana sul controllo e la riduzione del peso, sui livelli di glucosio e insulina e/o sulla concentrazione dei lipidi (ovvero dei grassi) nel plasma sanguigno.
Al contrario, gli studi che valutano gli effetti di quest’alimentazione a livello neurologico, psichiatrico o del microbiota intestinale (di cui ho parlato qui) sono a tutt’oggi purtroppo ancora scarsi e spesso inconcludenti (Medawar et al., 2019).

È stato mostrato come, in un campione di partecipanti molto ristretto (solo 10), cambiare la dieta da onnivora a vegana ha cambiato l’attività microbica intestinale, portando a uno scambio tra i processi di fermentazione dei carboidrati e quelli delle proteine in soli 5 giorni (David et al., 2014), ma uno studio precedente aveva sottolineato come in generale un qualsiasi cambiamento di alimentazione, non necessariamente da onnivoro a vegano, fosse in grado di causare un cambiamento del microbiota intestinale in sole 24 ore (Wu et al., 2011).

Considerando le malattie neurologiche o psichiatriche e le funzioni cerebrali, sono stati pubblicati degli studi riguardo il rapporto tra la dieta vegana e le seguenti patologie:

  • emicrania (la forma più comune di mal di testa),
  • sclerosi multipla (una malattia autoimmune cronica che porta alla degradazione della mielina, una sostanza essenziale per la neurotrasmissione),
  • fibromialgia (una sindrome reumatica che causa un aumento della tensione muscolare e dolore),
  • artrite reumatoide (un’infiammazione cronica autoimmune delle articolazioni).

Per queste patologie viene riportato dai pazienti un miglioramento dei sintomi o del dolore, talvolta accompagnato da perdita di peso.

 

Gli effetti della dieta vegana sul nostro cervello e sul nostro umore

Uno studio un po’ datato su donne moderatamente obese non ha mostrato effetti a livello psicologico (Karlsson et al., 1994) dovuti alla dieta vegana, mentre  due studi più recenti su donne adulte, obese e non, hanno indicato miglioramenti riguardo sintomi di ansia, stress e depressivi (Agarwal et al., 2015; Beezhold et al., 2015).

Nel loro insieme, le prove attuali basate su studi scientifici riguardanti miglioramenti cognitivi ed emotivi e nel trattamento dei disturbi del sistema nervoso centrale (come la sclerosi multipla o la fibromialgia) rimangono considerevolmente frammentarie per le diete a base vegetale (Medawar et al., 2019).

È interessante come sia stata mostrata una maggiore probabilità di sviluppo di sintomi depressivi in individui con alimentazione vegetariana (eliminazione di carne e pesce dall’alimentazione quotidiana ma non di latticini e altri derivati animali) rispetto a non-vegetariani (Hibbeln et al., 2018), e – per contro – un’associazione tra dieta vegana e miglioramento dei disturbi dell’umore (Beezhold et al., 2015).  Si tratta però di due studi epidemiologici osservazionali, in cui gli autori si limitano a fare una fotografia della situazione senza interpretarla.

 

Dieta vegana e carenze alimentari: impossibile fare a meno degli integratori

Uno studio denominato “EPIC-Oxford” ha analizzato il più grande campione di vegani finora (2396 individui da tutto il mondo), mostrando come questo tipo di dieta comporti un’assunzione molto ridotta di acidi grassi saturi, retinolo (un derivato della vitamina A), vitamina B12, vitamina D, calcio, zinco e proteine in generale, e, per contro, una maggiore assunzione di fibre, magnesio, ferro, acido folico, vitamina B1, vitamina C e vitamina E rispetto a una dieta onnivora (Davey et al., 2003).

Si tratta di carenze gravi di elementi nutritivi indispensabili per il corretto funzionamento del nostro corpo e del nostro sistema nervoso e non devono essere prese sottogamba. In particolare, le carenze vitaminiche possono provocare disturbi che rendono molto faticosa la vita di tutti i giorni, come l’astenia (estremo affaticamento e debolezza generale), il  mal di testa, l’irritabilità, il fiato corto, il battito cardiaco irregolare, e persino l’insonnia e le vertigini.

Per fare un esempio, bassi livelli di vitamina B12, sono stati collegati a molti diversi disturbi cerebrali, come la demenza, la depressione, l’ansia e persino l’euforia… Bassi livelli di B12 sono anche associati allo sviluppo del morbo di Parkinson.

 

Dieta vegana, gravidanza e allattamento

Un altro studio, stavolta focalizzato sull’allattamento, ha evidenziato come il latte materno di madri vegane contenga grassi insaturi e omega-3 (di cui ho già parlato in questo articolo) totali significativamente più alti, e grassi saturi, grassi trans (una specifica tipologia di grassi insaturi) e rapporto omega-6/omega-3 più bassi rispetto alle loro controparti vegetariane e onnivore (Perrin et al., 2019).

Le concentrazioni di acido docosaesaenoico (DHA, uno specifico omega-3) nel latte materno risultano bassi indipendentemente dal modello dietetico materno, e riflettono una bassa assunzione di pesce e l’utilizzo di integratori alimentari (ibidem).

È importante sottolineare come un ridotto apporto di folati (cioè le vitamine del gruppo B) durante il periodo del concepimento possa provocare difetti del tubo neurale, una struttura presente allo stato embrionale (da cui poi si svilupperà il sistema nervoso maturo), mentre una carenza specifica di vitamina B12 possa portare a conseguenze negative sullo sviluppo del cervello durante l’infanzia (Black, 2008).

 

La dieta vegana è una dieta salutare per il nostro cervello?

La risposta alla domanda “la dieta vegana è davvero salutare per il nostro cervello?” non può ricevere un semplice sì o no come risposta.

Possiamo indubbiamente dire che la dieta vegana necessita sempre di essere completata con l’assunzione di integratori per colmare le carenze di tutti quei i nutrienti che non vengono più assunti tramite il cibo.

Si tratta di una scelta etica di vita, che sposa la causa animalista e ambientalista e che, con le dovute accortezze e cognizioni nutrizionali – quindi niente “dieta fai da te”, ma rivolgendosi necessariamente a un medico nutrizionista! – può essere parimenti completa e salutare, come una dieta onnivora.

Il segreto per restare in salute è sempre e comunque questo: fare periodicamente dei controlli e delle analisi del sangue e, in caso di qualche carenza, seguire scrupolosamente le indicazioni del proprio medico, anche quando ci dice cose che ci “scontentano”.

 

Adriano Acciarino,
Psicologo e Ph.D. in Psicologia e Neuroscienze Sociali,
Professore a contratto di Pedagogia e Psicologia Sociale

 

BIBLIOGRAFIA

  • Agarwal, U., Mishra, S., Xu, J., Levin, S., Gonzales, J., & Barnard, N. D. (2015). A multicenter randomized controlled trial of a nutrition intervention program in a multiethnic adult population in the corporate setting reduces depression and anxiety and improves quality of life: the GEICO study. American Journal of Health Promotion, 29(4), 245-254.
  • Beezhold, B., Radnitz, C., Rinne, A., & DiMatteo, J. (2015). Vegans report less stress and anxiety than omnivores. Nutritional neuroscience, 18(7), 289-296.
  • Black, M. M. (2008). Effects of vitamin B12 and folate deficiency on brain development in children. Food and nutrition bulletin, 29(2_suppl1), S126-S131.
  • Davey, G. K., Spencer, E. A., Appleby, P. N., Allen, N. E., Knox, K. H., & Key, T. J. (2003). EPIC–Oxford: lifestyle characteristics and nutrient intakes in a cohort of 33 883 meat-eaters and 31 546 non meat-eaters in the UK. Public health nutrition, 6(3), 259-268.
  • David, L. A., Maurice, C. F., Carmody, R. N., Gootenberg, D. B., Button, J. E., Wolfe, B. E., … & Biddinger, S. B. (2014). Diet rapidly and reproducibly alters the human gut microbiome. Nature, 505(7484), 559-563.
  • Hibbeln, J. R., Northstone, K., Evans, J., & Golding, J. (2018). Vegetarian diets and depressive symptoms among men. Journal of Affective Disorders, 225, 13-17.
  • Karlsson, J., Hallgren, P., Kral, J., Lindroos, A. K., Sjöström, L., & Sullivan, M. (1994). Predictors and effects of long-term dieting on mental well-being and weight loss in obese women. Appetite, 23(1), 15-26.
  • Medawar, E., Huhn, S., Villringer, A., & Witte, A. V. (2019). The effects of plant-based diets on the body and the brain: a systematic review. Translational psychiatry, 9(1), 1-17.
  • Perrin, M. T., Pawlak, R., Dean, L. L., Christis, A., & Friend, L. (2019). A cross-sectional study of fatty acids and brain-derived neurotrophic factor (BDNF) in human milk from lactating women following vegan, vegetarian, and omnivore diets. European journal of nutrition, 58(6), 2401-2410.
  • Wu, G. D., Chen, J., Hoffmann, C., Bittinger, K., Chen, Y. Y., Keilbaugh, S. A., … & Sinha, R. (2011). Linking long-term dietary patterns with gut microbial enterotypes. Science, 334(6052), 105-108.

Autore dell'articolo: Redazione