Martedì scorso si è tenuto a Pistoia, nella splendida location immersa nel verde di Piante Mati (Toscana Fair), azienda vivaistica nata nel 1909, la seconda edizione del Cibiamoci Festival.
Cibiamoci è un Digital & Marketing Food Festival, ideato da Pietro Fruzzetti, consulente e docente di marketing, Nicoletta Polliotto, giornalista enogastronomica, food blogger e food marketer(che abbiamo da poco intervistato) e Mariachiara Cheli.
Diviso in tre “percorsi” (Food, Wine e Restaurant), il Cibiamoci Festival ha voluto far incontrare produttori e marketer per discutere insieme del futuro delle aziende italiane e del ruolo fondamentale che nuovi media digitali e social network hanno per la crescita dei brand e la tutela del Made In Italy.
Nel suo speech Nicoletta Polliotto ha illustrato l’importanza del Menu Design sia cartaceo che digitale (sul sito web e sulle app per smartphone) spiegando le basi del Neuromarketing.
Tutto oggi si basa sulla user experience: è importante prevedere quali meccanismi si innescano durante le scelte del cliente e saperle quindi facilitare e stimolare attraverso l’impaginazione e la categorizzazione migliore del proprio menu.
La pagina del menu è infatti la più visitata sui siti internet dei ristoranti, subito dopo il “contattaci”.
Proprio nel menu convergono gli obiettivi di branding e di vendita del ristorante: è lì che si presenta ed è lì che convincerà i suoi potenziali clienti a venire a mangiare.
Nel menu va raccontata in breve l’identità del ristorante e dei pitti che serve: in un Paese con una profonda e radicata cultura del buon cibo di qualità, è importante che gli chef facciano conoscere l’origine degli ingredienti, le certificazioni DOP e IGP o la storia, la tradizione che c’è dietro ogni ricetta. La Dieta Mediterranea e il Made in Italy si promuovono già dal menu.
Francesco Mattucci, fondatore di Garage Raw, network di instagrammers italiani che offre servizi di content e promozione su Instagram,ha invece illustrato le potenzialità del social network delle immagini per chi produce e vende cibo o bevande e per i ristoratori.
Soprattutto, ha spiegato che – anche se non ci si iscrive a Instragram – molto probabilmente i clienti/consumatori parlano già di noi in questo spazio virtuale: è quindi fondamentale essere presenti e riconoscibili e monitorare costantemente hastag, menzioni e commenti.
Usare bene Instagram nel settore Food & Wine significa ottenere ottimi ritorni in termini di engagement con costi molto ridotti.
Andrea D’Ottavio, della Webing Academy, ha poi sottolineato che sui social network non bisogna partire spingendo la promozione dei prodotti, ma lavorando per creare una community. In questo modo ci si fa notare senza risultare invadenti o aggressivi, aumentando il proprio “social proof”.
Su Facebook, ad esempio, è possibile creare campagne pubblicitarie targettizzando per ruolo di lavoro: in questo modo si possono raggiungere i buyer della GDO anche internazionale senza spendere cifre esorbitanti.
Per produttori e venditori molto importante è anche LinkedIn, perché viene considerato il social network degli scambi professionali: funziona molto meglio di un biglietto da visita!
Nel pomeriggio Pietro Fruzzetti ha deciso di scuotere l’audience stravolgendo la base del suo intervento e mettendo così in discussione la centralità del mondo digitale di per sé: il digital non è niente se alla base manca la sostanza.
Oggi le aziende non devono più considerarsi dei brand ma dei “Lovemarks”, devono instaurare un rapporto speciale con il loro target basato su tre pilastri: mistero, sensualità e intimità.
Per Fruzzetti, infatti “le persone non comprano ciò che fai, comprano il perché lo fai”. E questo è molto importante in Italia, dove magari la potenza delle piccole e medie imprese non è abbastanza per competere in termini di numeri con le multinazionali, ma storia, tradizione, cultura e qualità dei prodotti possono fare davvero la differenza.
Si deve puntare alla co-creazione di valore, un racconto della marca che sia correlato al flusso di relazione con le persone, che non sono più meri consumatori.
Sonia Pira, organizzatrice di eventi per diverse realtà e responsabile comunicazione e marketing di Obiettivo Sistema Paese (e del loro progetto B2China), ribadisce quanto sia importante per le aziende italiane esportare il concetto del Made in Italy, che è un vero e proprio valore aggiunto di cui c’è molta richiesta nei mercati esteri.
Prima di pensare all’export internazionale però, l’azienda deve essere sana e solida nel suo territorio, altrimenti il passo risulterebbe più lungo della gamba.
Quando si decide di esportare in una nuova nazione, si devono sempre prendere in considerazione tutte le differenze culturali che intercorrono tra l’Italia e quel Paese: dalla religione alle normative, dai competitors alle nicchie, dai costi al target.
Cristiano Carriero, storyteller e docente di web marketing, ha poi illustrato il caso di successo delle strategie digial del pastificio Granoro, che si è mostrato ben disposto a cambiare prospettiva e imparare le giuste strategie di comunicazione on line, mantenendo però al centro della propria narrazione l’identità dell’azienda, la passione e l’affetto di chi lì dentro ci lavora e l’amore per il loro territorio (la Puglia).
In conclusione dei lavori, si sono tirate le somme su come e quanto sia cambiato i mondo del Food nella comunicazione: le aziende oggi, per crescere, si devono aprire al pubblico, farsi conoscere, mostrare la loro identità, la qualità dei prodotti e il loro territorio di appartenenza.