Salute e attivita fisica

ALTRI STUDI SUI BENEFICI DELL’ATTIVITA’ FISICA

Qui di seguito riportiamo gli “abstract” di alcuni articoli scientifici pubblicati su prestigiose riviste internazionali, che dimostrano i benefici dell’attività fisica rispetto a uno stile di vita sedentario…

La prevenzione della malattia: dovremmo combattere l’obesità o lo stile di vita sedentario?

di Olivier L. Charansonney e Jean-Pierre Després 

L’obesità è uno dei maggiori problemi legati alla salute che il mondo moderno si trova ad affrontare. Alcune prove dimostrano che l’obesità stessa è la prima causa di morte prematura. E’ tuttavia nostra opinione che questo punto di vista sia eccessivamente semplicistico. Ad esempio, livelli alti di attività fisica e forma cardiorespiratoria vengono associati ad una bassa mortalità anche nei soggetti sovrappeso o obesi. Per affrontare questo problema, uniamo prove epidemiologiche e fisiologiche in un nuovo paradigma che integra l’assunzione eccessiva di calorie, un comportamento sedentario e una risposta poco adattabile alle situazioni di stress. La fisiologia umana è ottimizzata per permettere di coprire lunghe distanze a piedi ogni giorno, allo scopo di trovare cibo sufficiente a sostenere il metabolismo del cervello. Inoltre, quando il corpo si trova ad essere immobilizzato a causa di una ferita o lesione, fa scattare risposte metaboliche e infiammatorie efficaci e dal reale effetto salvavita. Questi due basilari sistemi di adattamento, tuttavia, vengono confusi da uno stile di vita sedentario. Il presente articolo illustra le implicazioni di tali problemi per la progettazione di studi clinici e l’analisi dei dati epidemiologici.

Charansonney, O. L. & Després, J.-P. Nat. Rev. Cardiol. 7, 468–472 2010; pubblicato online il 25 maggio (2010);

doi:10.1038/nrcardio.2010.68

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Attività fisica, tempo di sedentarietà e aumento del grasso corporeo totale e addominale: follow-up della durata di sette anni dello studio di coorte ProActive

di  R Golubic1, K Wijndaele1, SJ Sharp1, RK Simmons1, SJ Griffin1, NJ Wareham1, U Ekelund1,2 e S Brage1 a nome del gruppo di studio ProActive

Obiettivo: L’obiettivo di questo studio è l’esame delle associazioni indipendenti tra tempo impiegato in attività fisica da moderata a intensa (moderate-to-vigorous, o MVPA) e tempo di sedentarietà (SED-time) con il grasso corporeo totale e addominale (body fat, o BF), e la bidirezionalità di tali associazioni in soggetti adulti ad alto rischio di diabete di tipo 2.

Design e soggetti: Abbiamo misurato l’attività fisica da moderata a intensa MVPA (minima quotidiana) il tempo di sedentarietà (ore quotidiane) tramite accelerometro, e gli indici di grasso corporeo totale (peso corporeo (BF), massa grassa (FM), indici in percentuale di BF% e FM) e grasso corporeo addominale (girovita (WC)) utilizzando procedure standard in 231 adulti (41,3 ± 6,4 anni) con storie familiari di diabete di tipo 2 (ProActive UK) al punto di inizio (baseline) e con follow-up dopo un anno e sette anni. Sono stati usati modelli ad effetti misti per quantificare le associazioni indipendenti (espresse in coefficienti β standardizzati (95% intervallo di confidenza (confidence interval, o CI))) di MVPA e tempo di sedentarietà con indici di grasso, utilizzando i dati di tutti e tre i periodi. I modelli sono quindi stati bilanciati tenendo conto di età, sesso, braccio di intervento, numero di ore nelle quali i soggetti hanno indossato il monitor, tempo di follow-up, stato di fumatore o non fumatore, status socioeconomico e tempi di attività fisica da moderata a intensa e sedentarietà.

Risultati: L’attività fisica da moderata a intensa è inversamente proporzionale e associata indipendentemente a tutti gli indici di grasso corporeo totali (ad esempio, una MVPA aumentata di 1 s.d. è stata associata ad una riduzione della massa grassa WC, β = − 0,09 (95% CI: − 0,14, − 0,04) s.d.) e del grasso addominale (ad esempio, WC: β = − 0,07 (−0,12,− 0,02)). Allo stesso modo, indici di grasso corporeo più alti sono associati indipendentemente ad una riduzione della MVPA (ad esempio, WC: β = − 0,25 (−0,36,− 0,15); FM: β = − 0,27 (−0,36, − 0,18)). Il tempo di sedentarietà è stato associato positivamente e indipendentemente alla maggior parte degli indici di obesità (ad esempio, WC:β = 0,03 (−0,04, 0,09); FM: β = 0,10 (0,03, 0,17)). I valori più alti di tutti gli indici di adiposità predicevano indipendentemente un tempo di sedentarietà più lungo (ad esempio, WC: β = 0,10 (0,02, 0,18), FM: β = 0,15 (0,07, 0,22)).

Conclusioni: Le associazioni di MVPA e tempo di sedentarietà con il grasso corporeo totale e addominale sono bidirezionali e indipendenti tra gli individui ad alto rischio di diabete di tipo 2. L’associazione tra grasso corporeo e MVPA è più forte dell’associazione reciproca, il che sottolinea l’importanza di considerare il grasso corporeo come fattore determinante della riduzione dell’attività e una potenziale conseguenza. La promozione di una maggiore attività fisica moderata/intensa e meno tempo di sedentarietà potrebbe ridurre il grasso corporeo totale e addominale.

International Journal of Obesity (2015) 39, 142–148; doi:10.1038/ijo.2014.66

Parole chiave: attività fisica moderata/intensa; tempo di sedentarietà; grasso corporeo; diabete di tipo 2; anamnesi familiare

1Medical Research Council Epidemiology Unit, Università di Cambridge, Facoltà di Medicina Clinica, Istituto di Scienza del Metabolismo, Ospedale di Addenbrooke, Cambridge, Regno Unito

2Facoltà di Medicina dello Sport, Scuola Norvegese di Scienze Sportive, Oslo, Norvegia. Corrispondenza: Dr S Brage, Medical Research Council Unità di Epidemiologia, Università di Cambridge , Facoltà di Medicina Clinica, Istituto di Scienza del Metabolismo, Cambridge Biomedical Campus, Casella Postale 285, Ospedale di Addenbrooke, Hills Road, Cambridge CB2 0QQ, Regno Unito.

E-mail: rajna.golubic@mrc-epid.cam.ac.uk

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Cambiamenti nell’attività fisica in vari segmenti temporali tra le età di 10 e 14 anni: uno studio osservazionale longitudinale

di Hannah L. Brooke (a), Andrew J. Atkin (a), Kirsten Corder (a),Ulf Ekelund (a,b), Esther M.F. van Sluijs (a)

(a)Unità di epidemiologia MRC e Centro UK Clinical Research Collaboration (UKCRC) per la Dieta e l’Attività Fisica (CEDAR), Università di Cambridge, Facoltà di Medicina Clinica, Cambridge, Regno Unito 

(b) Facoltà di Medicina dello Sport, Scuola Norvegese di Scienze Sportive, Oslo, Norvegia

Obiettivi: Descrivere (1) i cambiamenti legati a segmenti temporali specifici nell’attività fisica (PA) durante l’adolescenza, (2) le differenze nell’attività fisica tra segmenti temporali specifici (giorni feriali/fine settimana, a scuola/fuori da scuola, fuori da scuola/fine settimana, lezioni scolastiche/pausa pranzo), e (3) associazioni di modifica tra segmenti temporali specifici e attività fisica generale.

Design: Studio osservazionale longitudinale (follow-up della durata di 4 anni).

Metodi: è stata misurata l’attività fisica (PA) dei ragazzi dello studio SPEEDY (n = 769, di cui il 42% di sesso maschile) tramite accelerometro indossato per almeno tre giorni, alle età di 10,2 ± 0,3, 11,2 ± 0,3 e 14,3 ± 0,3 anni. I cambiamenti nell’attività fisica da moderata a intensa (moderate-to-vigorous PA, o ΔMVPA, minuti ≥2000 conteggi/minuto [cpm]) e attività fisica totale (ΔTPA, cpm medi) durante i giorni feriali, i fine settimana, a scuola, fuori da scuola, nelle lezioni scolastiche e nelle pause pranzo, sono stati testati con regressione lineare ad effetti misti su tre livelli (età, individuo, scuola). Le differenze di ΔMVPA/ΔTPA tra segmenti temporali sono state testate in termini di interazione tra segmento temporale per età. Le associazioni di ΔMVPA/ΔTPA quadriennali specifiche per ciascun segmento temporale e di ΔMVPA/ΔTPA quadriennali totali sono state testate con regressione lineare ad effetti misti su due livelli (ΔMVPA/ΔTPA in segmenti temporali specifici e a scuola).

Risultati: MVPA e TPA sono diminuite in tutti i segmenti temporali, esclusa la MVPA durante le lezioni scolastiche. La ΔMVPA annuale e, solo per i ragazzi, la ΔTPA è risultata maggiore nei fine settimana rispetto ai giorni feriali (beta ± SE per periodo di interazione: ragazzi, −3,53 ± 0,83 min, −29,64 ± 7,64 cpm; ragazze, −2,20 ± 0,64 min) e fuori da scuola (ragazzi, −4,36 ± 0,79 min, −19,36 ± 8,46 cpm; ragazze, −2,44 ± 0,63 min). La ΔMVPA e ΔTPA durante la pausa pranzo sono risultate maggiori che durante le lezioni scolastiche (ragazzi, −0,96 ± 0,20 min, −36,43 ± 6,55 cpm; ragazze, −0,90 ± 0,13 min, −38,72 ± 4,40 cpm). La ΔTPA è risultata maggiore fuori da scuola che a scuola (ragazzi, −19,89 ± 6,71 cpm; ragazze, −18,46 ± 6,51 cpm). Per tutti i segmenti temporali, la ΔMVPA/ΔTPA quadriennale è stata associata positivamente con la ΔMVPA/ΔTPA quadriennale generale (in tutti i casi p < 0,042), tranne per l’attività fisica totale delle ragazze a scuola e in pausa pranzo.

Conclusioni: Gli interventi centrati sul mantenimento dell’attività fisica potrebbero riguardare tutti i segmenti temporali, tuttavia i fine settimana e i momenti fuori da scuola potrebbero essere particolarmente vantaggiosi, a causa delle relativamente pesanti diminuzioni di attività osservate.

© 2014 Pubblicato da Elsevier Ltd per conto di Sports Medicine Australia

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Attività fisica e mortalità per tutte le cause a vari livelli di adiposità generale e addominale in uomini e donne europei: European Prospective Investigation into Cancer and Nutrition Study (EPIC)

di Ulf Ekelund, Heather A Ward, Teresa Norat, Jian’an Luan, Anne M May, Elisabete Weiderpass, Stephen S Sharp, Kim Overvad, Jane Nautrup Østergaard, Anne Tjønneland, Nina Føns Johnsen, Sylvie Mesrine, Agnès Fournier, Guy Fagherazzi, Antonia Trichopoulou, Pagona Lagiou, Dimitrios Trichopoulos, Kuanrong Li, Rudolf Kaaks, Pietro Ferrari, Idlir Licaj, Mazda Jenab, Manuela Bergmann, Heiner Boeing, Domenico Palli, Sabina Sieri, Salvatore Panico, Rosario Tumino, Paolo Vineis, Petra H Peeters, Evelyn Monnikhof, H Bas Bueno-de-Mesquita, J Ramón Quirós, Antonio Agudo, María-José Sanchez, José María Huerta, Eva Ardanaz, Larraitz Arriola, Bo Hedblad, Elisabet Wirfält, Malin Sund, Mattias Johansson, Timothy J Key, Ruth C Travis, Kay-Tee Khaw, Søren Brage, Nicholas J Wareham, e Elio Riboli

Background: L’aumentato rischio di mortalità risultante da eccessiva adiposità può essere contenuto con l’attività fisica (physical activity, o PA). Tuttavia, il numero teorico di decessi ridotto grazie all’eliminazione dell’inattività fisica rimane poco chiaro rispetto a situazioni di obesità generale e addominale.

Obiettivo: Abbiamo esaminato se l’adipe generale e addominale modifichi il nesso tra l’attività fisica e la mortalità per tutte le cause, e stimato la frazione attribuibile alla popolazione (population attributable fraction, o PAF) e gli anni di vita guadagnati per ciascuna esposizione.

Design: Si è trattato di uno studio di coorte su 334.161 uomini e donne europei. Il periodo medio di follow-up è stato di 12,4 anni, corrispondente a 4.154.915 persone-anni. La clinica ha misurato altezza, peso e girovita (waist circumference, o WC). L’attività fisica (PA) è stata determinata tramite uno strumento di auto-misurazione validato. Le associazioni combinate tra attività fisica, indice di massa corporea e girovita e la mortalità sono state esaminate con modelli a rischi proporzionali di Cox, stratificati per centro e gruppo di età, e bilanciati tenendo conto del sesso, del grado di istruzione, dell’assunzione di fumo e alcool. La frazione attribuibile alla popolazione specifica per centro, associata all’inattività, un indice di massa corporea (body mass index, o BMI; in kg/m2) (.30), e il girovita WC (≥102 cm per gli uomini, ≥88 cm per le donne) sono stati calcolati e combinati in meta-analisi ad effetti casuali.

Le analisi delle tavole di mortalità sono state utilizzate per stimare l’aumento dell’aspettativa di vita nelle diverse esposizioni.

Risultati: Sono state osservate significative interazioni (PA x BMI e PA x WC), con stime dei valori dei rapporti di rischio (HR) a vari livelli di indice di massa corporea e girovita. I pericoli della mortalità per tutte le cause sono stati ridotti del 16–30% in individui moderatamente inattivi, paragonati ai soggetti categorizzati come inattivi con diversi livelli di indice di massa corporea e girovita. Evitare interamente l’inattività ridurrebbe teoricamente del 7,35% (95% CI: 5,88%, 8,83%) la mortalità per tutte le cause.

Le stime corrispondenti legate all’evitare l’obesità (indice di massa corporea .30) sono 3,66% (95% CI: 2,30%, 5,01%). Le stime legate all’evitare un girovita ampio sono simili a quelle per l’inattività fisica.

Conclusione: Le maggiori riduzioni dei rischi di mortalità sono state osservate tra i due gruppi meno attivi, a tutti i livelli di adiposità generale e addominale; ciò suggerisce che gli sforzi volti ad incoraggiare gli individui inattivi ad aumentare, anche di poco, la loro attività potrebbero essere di beneficio alla salute pubblica.

Am J Clin Nutr doi: 10.3945/ajcn.114.100065.

Parole chiave: studio di coorte, epidemiologia, obesità, attività fisica, esercizio, mortalità, frazione attribuibile alla popolazione

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Autore dell'articolo: Redazione