Gli italiani sono sempre più longevi grazie a quello che mangiano.
Ce lo rivela un’analisi del report Istat “Anziani: le condizioni di salute in Italia e nell’Unione Europea”realizzata da Coldiretti a fine settembre 2017.
Rispetto all’aspettativa di vita media nell’area UE, le nazioni con i tassi di longevità più alti sono infatti Italia, Francia e Spagna, ovvero quelle in cui vengono tradizionalmente applicati i principi alimentari della Dieta Mediterranea.
Chi mangia italiano campa cent’anni
In Italia, l’aspettativa di vita dopo i 65 anni è di altri 18,9 anni per gli uomini e 22,2 anni per le donne (stando ai dati di mortalità del 2015).
La speranza di vita è dunque di ben un anno in più rispetto alla media Ue, sia tra gli uomini che tra le donne.
Tra i 56 e i 74 anni di età, gli italiani vantano anche in media condizioni di salute migliori rispetto al resto d’Europa, sopratutto dal punto di vista delle patologie croniche.
Lo stesso vale per il dolore fisico, meno costante rispetto alla media Ue, con dati molto simili a quelli rivelati tra gli anziani spagnoli.
Patrimonio dell’Unesco, patrimonio della salute
I benefici della Dieta Mediterranea sono noti da tempo, almeno dagli anni ’50 del Novecento, quando l’epidemiologo e fisiologo statunitense Ancel Keys, analizzò lo stile di vita e il modello alimentare di alcuni paesi del bacino mediterraneo, trascorrendo oltre 40 anni ad Acciaroli, in provincia di Salerno, dove – malgrado la povertà economica e l’arretratezza tecnologica – la durata media della vita era molto più alta di quanto accadesse nel resto d’Europa e negli Usa.
Dal 2010 questo modello alimentare è stato riconosciuto patrimonio immateriale dell’umanità dall’Unesco e in tutto il mondo si studiano i suoi effetti benefici sulla salute.
Basata su un alto consumo quotidiano di frutta, verdura, cereali e olio di oliva, e su un consumo più moderato di pesce, di carni rosse e dolci, la Dieta Mediterranea si affianca anche ad uno stile di vita che cerca di sfuggire alla sedentarietà e all’aumento smodato del peso corporeo.
Ma la Dieta Mediterranea aumenta davvero il rischio di ictus?
Di pochi giorni fa è anche la notizia che gli italiani sono mediamente più colpiti da ictus rispetto alla media del resto della Ue e qualcuno ha incolpato proprio la Dieta Mediterranea di questo grave problema.
Ma come è possibile?
Prima di tutto, per capire questo dato bisogna tornare all’apertura dell’articolo: gli italiani vivono molto a lungo quindi, più si avanza con l’età, più si rischia di incorrere in un ictus.
Ci sono infatti otto fattori di rischio che aumentano le possibilità di avere un ictus e l’età è la prima, seguita da sesso – gli uomini sono più soggetti, anche se in percentuale si registrano più casi sulle donne, data la durata più lunga della loro vita –, pressione arteriosa sistolica, terapia antipertensiva, colesterolemia totale e HDL, abitudine al fumo e diabete.
Evitiamo storpiature e semplificazioni
Ma cosa c’entra allora la Dieta Mediterranea con l’ictus?
Troppo spesso gli italiani eccedono nel consumo di sale, che aumenta le possibilità di incorrere nello sviluppo di ipertensione arteriosa e malattie cardiovascolari. Ma non si tratta di un banale rapporto di causa-effetto e non si deve assolutamente bandire il sale dalle nostre ricette.
Come abbiamo già spiegato in questo articolo, eliminare il sale ha dei risvolti nocivi per la salute: se scendono a picco i livelli di sodio nel sangue, salgono a dismisura i trigliceridi e aumenta l’insulino-resistenza. Tutti fattori che accrescono il rischio di attacco cardiaco.
Attenersi alle Linee Guida dell’OMS sul consumo di sale è un ottimo modo per ridurre le possibilità di nuocere al nostro sistema cardiaco, ma solo a patto di avere uno stile di vita globalmente sano.
Prima di tutto, dunque, niente fumo! Le sigarette sì che fanno male, non un pizzico di sale in più!
Altro grande nemico della nostra salute è la sedentarietà, che arreca molti più danni di un pasto più condito e grasso o del dolcetto che ci concediamo ogni tanto.
Ricordiamoci dunque che, già favoriti dalla cultura nazionale – che ci insegna sin da bambini un modello nutrizionale ottimo per il nostro benessere – non dobbiamo bandire nulla dalla nostra tavola (salvo se ce lo dice il medico, in caso di patologie), ma smettere di fumare e fare almeno mezz’ora di passeggiata al giorno.