Turismo Enogastronomico. Opportunità per il Cibo Made in Italy?

L’Italia è famosa in tutto il mondo per la sua cucina e l’alta qualità dei sui prodotti… ma sa sfruttare la sua immagine al meglio?

Ce ne parla Nicoletta Polliotto, Digital Project Manager e Chef di Cucina per Muse Comunicazione®, Web Media Agency specializzata in analisi, pianificazione e realizzazione di progetti di promozione on-line per il Food&Wine, il Turismo e le PMI.

Nicoletta è inoltra alla guida di CnR – Comunicazione nella Ristorazione da 8 anni, per trasmettere informazioni e buone pratiche ai ristoratori italiani, ed è co-autrice di Ingredienti di digital marketing per la ristorazione, Flaccovio Editore. 

Nonostante la nostra ricchezza agroalimentare – consorzi di tutela, presidi food, la preziosa biodiversità – e la nostra tradizione, il Made in Italy fa fatica ad affermarsi come aggregatore economico nel settore Cibo.

Conseguenze? L’Italian Sounding (tecnica fraudolenta di vendere prodotti che vengono “passati” per italiani) dilaga – 2 prodotti su 3 venduti all’estero sono “taroccati” – e l’Italia, meta gastronomica numero 1 al mondo nei desideri dei viaggiatori, è invece al 5° posto come destinazione effettiva.

Perché il Turismo enogastronomico non decolla?

Abbiamo solo vaghi riferimenti al food nel Piano Strategico per il turismo e nelle attuali linee progettuali e operative di DMO e di Associazioni del Territorio.

L’offerta di Tour legati al food è nettamente inferiore alla domanda che ci fanno i turisti (soprattutto da US).

Non esiste un marchio Made in Italy strutturato e certificato.

Turismo Enogastronomico, ghiotta opportunità per il cibo italiano

I numeri non mentono: il cosideetto Food Tourism sta facendo passi da gigante. Dati recenti (Food Travel Monitor, 2016) testimoniano che il 49% dei turisti si definisce Food Traveller (ritenendo che il cibo sia l’elemento fondamentale della propria vacanza). La percentuale aumenta con la diminuzione dell’età: i Millennials raggiungono il 52%.

Ma non basta conoscerne gli interessi: sappiamo che la spesa in cibo e bevande raggiunge il 25% del budget vacanza. Ma può arrivare fino al 35% nelle destinazione Luxury, come racconta Roberta Garibaldi, referente italiano del Word Food Travel Association, ideatore della ricerca in questione.

Come si diceva il mondo ritiene che la meta più desiderata sia l’Italia. Cosa fare per soddisfare queste aspettative?

Italia: Attrarre Turisti prendendoli per la… gola

Puntare su turismo rurale e sul Food Tourism ha interessanti risvolti culturali, occupazionali ed economici. 2 turisti stranieri su 3 vengono nel nostro paese per il binomio cibo-cultura – sostiene la Coldiretti in uno studio del 2017 su dati 2016 – e il turista italiano e straniero in Italia dedica un terzo del budget a cibo e bevande. Si stima che, tra il consumo di pasti nella ristorazione (14 miliardi) e l’acquisto di prodotti alimentari nei negozi e mercati (12 miliardi), i turisti spendano per cibo e bevande 26 miliardi di euro, su un totale di 75 miliardi del fatturato turistico annuale. Il budget dedicato all’alimentazione ha superato quello dedicato al pernotto!

Consigli & Obiettivi per gli Operatori Food e i Ristoratori

Potenziare una branca dell’economia nazionale che ha evidenti margini di crescita è una grande opportunità.

Il 2018 è stato proclamato Anno Nazionale del cibo italiano nel mondo. E allora?

L’agricoltura da un lato contribuisce a salvaguardare paesaggi naturali affascinanti (pensiamo alle Langhe, alle colline toscane e teramane, tanto per fare un esempio), attrattore per Turismo naturale e sportivo, dall’altro dona frutti che –  prodotti e lavorati con la nostra tradizione culinaria – portano performanti risultati nel crescente Food Tourism.

Calcoliamo anche la trasversalità di tale progetto: aumenterebbero i viaggi, migliorerebbe l’accoglienza alberghiera (con possibilità di rivalutarne il servizio di ristorazione che nel nostro paese è decaduto), crescerebbe l’indotto, anche la vendita dei prodotti, visto che si acquistano sempre più souvenir alimentari.

Riassumendo, ecco in uno schema i vantaggi di puntare sul turismo F&B:

  • Aumento flusso turistico
  • Più vendite (camere, viaggi aerei e altri mezzi, pasti ristorante, bevande quali vino, birra, noleggio auto, souvenir eno-gastronomici,…)
  • Maggiore copertura mediatica (parlare di Cibo piace a ogni media)
  • Nuovo vantaggio competitivo, facendo leva sulla unicità e tipicità territoriale
  • Ulteriori entrate fiscali
  • Maggiore consapevolezza della comunità sul turismo in generale (spesso difficilmente accettato dalla popolazione)
  • Aumentare il senso di community e la coscienza del proprio patrimonio

Take Away finali

Spesso le rivoluzioni iniziano dal basso. Ciascuno di noi deve contribuire al cambiamento. Il mio consiglio è di investire tempo e risorse a valorizzare la nostra storia e tradizione, usando l’arma dell’innovazione, della tecnologia, del digitale. Comunicare, raccontare il cibo è una responsabilità di tutti noi, soprattutto delle imprese del cibo. Be Digital, be social!

 

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Autore dell'articolo: Redazione