Pasto salato, pasto avvelenato. Quanto terrorismo mediatico è stato fatto contro il sale? Dobbiamo davvero bandirlo dalla cucina?

Quanto sale consumiamo in media ogni anno? Ci fa male? Dobbiamo bandirlo dalle nostre tavole? Secondo molti siti “green” o “salutisti”, sembrerebbe di si. Ma bandire il sale dalle nostre tavole non soltanto non ci salverà la vita, potrebbe persino metterla a rischio!

Nel 2013 l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) ha emanato delle nuove linee guida riguardo le giuste dosi di sale e potassio che un adulto sano dovrebbe assumere giornalmente, ovvero “meno di 2.000 mg di sodio (5 grammi di sale) e almeno 3.510 mg di potassio al giorno”. La media europea di consumo di sale oscilla tra gli 8 e i 12 grammi al giorno. Questi valori superano i 2 kg e mezzo suggeriti dall’OMS, attestandosi all’incirca sui 5 kg annui per persona (adulta).

Perché allora si leggono molti articoli dove i valori sono anche tre volte quelli appena dichiarati? Perché molti sommano i valori di sale presenti negli alimenti (dai formaggi, ai salumi, passando per snack e merendine) senza considerare che tali valori sono intesi per 100 gr. di prodotto e non per singola porzione.

Certamente è giusto stare attenti e non esagerare con le dosi, per evitare di incappare in problematiche come l’ipertensione o di aggravare condizioni precedenti di malattia quali il diabete o malattie croniche dell’apparato cardio-vascolare. Questo non vuol dire bandire il sale dalle nostre tavole.

Un recente studio svolto dai CDC (Centers for Disease Control and Prevention – importante organismo di controllo sulla sanità pubblica degli USA) ha rilevato parzialmente invertito la rotta intrapresa, rilevando che non ci sono ragioni mediche valide neppure per i pazienti cardiopatici, ipertesi o diabetici di ridurre il sale consumo di sale al di sotto dei 2,3 grammi al giorno perché non si evidenzia alcun beneficio in termini di salute.

Inoltre, uno studio effettuato da un team di ricercatori italiani nel 2008 pubblicato dal Clinical Science Journal, comparando le diete (normali e iposodiche) di diversi pazienti affetti da insufficienza cardiaca congestizia, ha rilevato che i pazienti che consumavano dosi estremamente ridotte (sotto gli 1,8 gr al dì) di sale avevano in media il triplo delle chance di finire nuovamente ricoverati (30 ospedalizzazioni contro le 9 di media di chi consumava circa 2,8 gr. al giorno).

Eliminare il sale ha quindi dei risvolti nocivi per la salute: se facciamo scendere a picco i livelli di sodio nel nostro sangue vedremo infatti salire i trigliceridi e aumentare la nostra insulino-resistenza. Tutti fattori che aumentano il rischio di attacco cardiaco.

Bisogna inoltre ricordare che c’è sale e sale e, soprattutto, che esiste il sale iodato, vero e alleato della nostra salute!

Lo iodio è un minerale che contribuisce allo sviluppo e al funzionamento della ghiandola tiroidea, fondamentale per la crescita nell’età dello sviluppo ma anche per buon funzionamento del metabolismo basale. Mantiene l’acutezza mentale e la salute di capelli, unghie, pelle e denti. Per questo il buon funzionamento della tiroide è essenziale per il nostro corpo.

La quantità di iodio che è bene assumere giornalmente è pari a 150 microgrammi, ma assumerlo con gli alimenti non è sempre facile. Per questo, dal 2005, La riduzione dei disturbi da carenza alimentare di iodio è diventata un obiettivo primario per la salute pubblica sia per l’OMS che per la FAO.

Nasce così la iodoprofilassi tramite il sale da cucina: per legge il sale iodato deve essere disponibile in tutti i punti vendita di generi alimentari.

Ovviamente per il sale iodato valgono le stesse regole del sale comune: evitare gli eccessi. Ma questa, in fondo, è la vera regola che dovremmo sempre tutti seguire: mangiare tutto con moderazione senza paure né ossessioni – e muoversi, per combattere la sedentarietà!

La caccia alle streghe non porta a nulla di buono, nemmeno nelle nostre dispense.

Autore dell'articolo: Redazione