IL DIABETE E IL CERVELLO.

IL DIABETE E IL CERVELLO.

Oggi parliamo di una patologia diffusa e molto nota: il diabete. Quasi tutti conosciamo almeno una persona che ne soffre, ma quanto ne sappiamo davvero di questa malattia?
Nello specifico, in questo articolo vi illustrerò gli effetti che i vari tipi di diabete hanno sul cervello.

 

Quanti sono i tipi di diabete?

Con il termine “diabete”, in generale, si fa riferimento ad alcune patologie caratterizzate da sintomi quali: abbondante produzione di urina (poliuria), ingestione di grandi quantità d’acqua (polidipsia) e un importante stimolo di fame sopra la norma (polifagia).

Esistono due grandi tipi di diabete: il diabete mellito, caratterizzato dalla presenza di quantità elevate di zucchero nelle urine, e il diabete insipido (DIN), con urine abbondanti e molto diluite.

Il diabete mellito, quello di cui sentiamo più spesso parlare, è suddiviso in cinque sottotipologie: Tipo 1, Tipo 2, Gestazionale, MODY (Maturity Onset Diabetes of the Young) e DAL (Diabete mellito tipo 1,5).

Il diabete insipido invece, in base alla sua eziologia, è suddiviso in Neurogenico e Nefrogenico.

Comunemente il termine diabete viene utilizzato per indicare il diabete mellito, cioè una patologia cronica caratterizzata da elevate quantità di glucosio nel sangue.
Queste elevate quantità di glucosio sono causate da ridotte concentrazioni (a volte assenza completa) di insulina nell’organismo.

L’insulina è un ormone che ha il ruolo di stimolare l’assunzione del glucosio da parte delle cellule adipose e muscolari, diminuendone dunque la concentrazione nel sangue.

 

Gli effetti del diabete sul cervello

Per quanto sia una patologia nota, meno noti sono gli effetti del diabete sul sistema nervoso.
Il diabete è purtroppo associato a un funzionamento cognitivo compromesso e ad un aumentato rischio di demenza (Van Harten et al., 2006).

I pazienti con diabete di tipo 1 possono mostrare un rallentamento da lieve a moderato della velocità di ragionamento e una ridotta flessibilità mentale, mentre l’apprendimento e la memoria sono relativamente nella norma.

Nei pazienti con diabete di tipo 2, invece, il deterioramento cognitivo può essere più pronunciato, interessando in particolare la memoria verbale o l’elaborazione di informazioni complesse (ibidem).

La patogenesi (cioè modi e processi fisiopatologici attraverso cui avvengono le alterazioni dello stato fisiologico) è ancora incerta, ma sembrano essere implicati iperglicemia cronica, malattie vascolari, neuropatie, episodi ipoglicemici ripetuti ed effetti diretti dell’insulina presente nel nostro cervello.

Gli studi di imaging cerebrale (tecniche per lo studio del cervello in vivo, come la risonanza magnetica e la tomografia computerizzata) possono aiutare a chiarirne la patogenesi.
Un numero crescente di studi riporta cambiamenti cerebrali sia vascolari focali che più globali (ad esempio, atrofia), e lesioni microstrutturali a livello della sostanza grigia (i corpi cellulari dei neuroni) e della sostanza bianca (fibre che mettono in connessione le diverse aree del cervello) (Biessels & Reijmer, 2014).

Studi su adulti con diabete di tipo 1 mostrano riduzioni del volume di alcune regioni del cervello.
In pazienti con un esordio del diabete durante l’infanzia, è probabile che queste riduzioni di volume riflettano la somma dei cambiamenti che si verificano durante lo sviluppo cerebrale e dei cambiamenti che si verificano più avanti a causa dell’esposizione a specifici fattori correlati alla patologia (ibidem).

Il diabete di tipo 2 è associato invece all’atrofia cerebrale globale e a un aumento di patologie dei piccoli vasi sanguigni.
Questi cambiamenti cerebrali si verificano nel contesto dell’invecchiamento, e spesso anche in relazione a un profilo di fattori di rischio a livello vascolare (ibidem).

Uno studio ha mostrato come la connettività cerebrale (cioè la ‘forza’ e la forma dei collegamenti fra aree del cervello) sia alterata nei pazienti con diabete di tipo 2, presentando il risultato come una possibile base per la comprensione del substrato neurale alla base del declino cognitivo correlato a questa patologia (Cui et al., 2016).

Nel caso del diabete di tipo 1, è stata sottolineata una curiosa differenza in base alla consapevolezza della propria ipoglicemia: le persone diabetiche con ridotta consapevolezza della loro ipoglicemia non riescono a rispondere in modo appropriato alla diminuzione dei livelli di glucosio nel sangue (Hwang et al., 2018).
Questo accade perché non è sempre facile per i diabetici accorgersi dei cali glicemici… e ciò li porta a non correre immediatamente “ai ripari” (ovvero a mangiare per risollevare i valori).
Questo strano effetto sembrerebbe essere dovuto a variazioni di connettività a livello dei circuiti cortico-striatale (coinvolto nella motivazione, nella presa di decisioni e nella memoria di lavoro) e fronto-parietale (coinvolto in molte funzioni cognitive come la comprensione/produzione del linguaggio e l’orientamento nello spazio) in risposta a un’ipoglicemia di livello medio-lieve (ibidem).

Il diabete mellito, inoltre, aumenta il rischio di sviluppare la sindrome di Alzheimer in tarda età, e sembra connesso a disturbi del funzionamento della Barriera Emato-Encefalica (BEE), una struttura anatomica che ha la funzione di proteggere il cervello da elementi nocivi presenti nel sangue impedendo loro di entrare, ma permettendo alle sostanze utili l’accesso (Banks, 2020).
Il diabete mellito altera vari aspetti del funzionamento della BEE attraverso una serie di meccanismi complessi. Una varietà di trattamenti basati su questi meccanismi, così come il ripristino dell’euglicemia (cioè una glicemia nella norma), possono ripristinare le funzioni della BEE (ibidem).

 

I progressi della ricerca contro i danni del diabete

Considerato tutto quello che abbiamo detto, sembrerebbe il caso di allarmarsi dopo aver ricevuto una diagnosi di diabete mellito. Per fortuna, non è propriamente così.

Un buon controllo glicemico contribuisce infatti a prevenire condizioni che predispongono al rischio cardiovascolare, e alla comparsa e progressione della demenza.
I valori di emoglobina glicata (una misura della media di zuccheri nel sangue) rappresentano un parametro chiave, rilevabile con un semplice prelievo di sangue, e che offre un’istantanea del valore medio della glicemia nei tre mesi precedenti la misurazione, fornendo utili informazioni sullo stato del controllo glicemico.

Quando i valori della glicemia si riducono significativamente, il cervello, il quale si nutre di zuccheri, inizia a non essere più in grado di svolgere adeguatamente le proprie funzioni.
È dunque importante mantenere livelli adeguati di emoglobina glicata, riducendo anche le oscillazioni glicemiche nell’arco della giornata, ridurre i fattori di rischio cardiovascolare (ipercolesterolemia, pressione alta, fumo, obesità) ed evitare la sedentarietà seguendo uno stile di vita attivo.
Insomma, ascoltando le indicazioni dei medici, potrete conviverci serenamente!

Adriano Acciarino,
Psicologo e Ph.D. in Psicologia e Neuroscienze Sociali,
Professore a contratto di Pedagogia e Psicologia Sociale

 

 

BIBLIOGRAFIA

Banks, W. A. (2020). The Blood-Brain Barrier Interface in Diabetes Mellitus: Dysfunctions, Mechanisms and Approaches to Treatment. Current Pharmaceutical Design, 26(13), 1438-1447.

Biessels, G. J., & Reijmer, Y. D. (2014). Brain changes underlying cognitive dysfunction in diabetes: what can we learn from MRI?. Diabetes, 63(7), 2244-2252.

Cui, Y., Li, S. F., Gu, H., Hu, Y. Z., Liang, X., Lu, C. Q., … & Teng, G. J. (2016). Disrupted brain connectivity patterns in patients with type 2 diabetes. American journal of neuroradiology, 37(11), 2115-2122.

Hwang, J. J., Parikh, L., Lacadie, C., Seo, D., Lam, W., Hamza, M., … & Constable, R. T. (2018). Hypoglycemia unawareness in type 1 diabetes suppresses brain responses to hypoglycemia. The Journal of clinical investigation, 128(4), 1485-1495.

Van Harten, B., de Leeuw, F. E., Weinstein, H. C., Scheltens, P., & Biessels, G. J. (2006). Brain imaging in patients with diabetes: a systematic review. Diabetes care, 29(11), 2539-2548.

Autore dell'articolo: Redazione