Come anticipato nel nostro articolo, la più antica e prestigiosa associazione di consumatori tedesca, la tanto temuta – dai produttori industriali – “Stiftung Warentest” , le cui valutazioni comparate di prodotti consumer, riconosciute come impeccabili per qualità, approfondimento e imparzialità determinano da decenni successo o disgrazia di un marchio, si è pronunciata sulle creme spalmabili alla nocciola.
La ricerca
I pignoli tedeschi hanno valutato sotto diversi criteri come riportato da importanti mezzi di informazione in Germania come Bild e Die Welt – dalla gradevolezza del gusto, alla presenza di intossicanti, dalla veridicità delle affermazioni promozionali del produttore al prezzo, dalla chiarezza e completezza delle informazioni in confezione al profilo nutrizionale – 21 creme spalmabili alla nocciola. Due italiane, Nutella di Ferrero e Nocciolata della Rigoni di Asiago, e 19 tedesche, per lo più prodotti a marchio delle catene di distribuzione come LIDL, ALDI, etc. Di 21 creme esaminate, 6 si dichiarano “bio”, e solo 2 – tra cui la Nocciolata italiana – vantano di non utilizzare l’olio di palma tra gli ingredienti della crema stessa.
I risultati
La prima valutazione, quella della degustazione “cieca” ovvero da vasetti senza etichetta, è piuttosto confortante, con punteggi altissimi: un “ottimo”, molti “buono”, e un solo “sufficiente”. Ma poi i tedeschi han passato le creme al microscopio, verificando innanzitutto la presenza di micotossine, ovvero intossicanti da muffe che possono affliggere le nocciole, se mal conservate prima della lavorazione. Ecco la prima sorpresa: Nutella ha riscontrato un punteggio “ottimo” – assenza di micotossine – insieme ad altre creme, mentre la metà delle creme definite “bio”, tra cui l’italiana Nocciolata sono risultate “insufficenti”, ovvero corrotte da aflatossine da muffa, intossicanti sospettati di avere effetti cancerogeni e mutogeni.
Altri risultati interessanti sono relativi agli intossicanti 3MCPD e GE – anch’essi sospetti cancerogeni – risultanti tipicamente dalla lavorazione ad alte temperature dei grassi vegetali. Nutella, su questi valori – 3-MCPD e Glicidil esteri – ottiene un rassicurante “buono”, insieme alla quasi totalità delle creme tedesche, mentre la valutazione dell’italiana – e senza olio di palma, è bene ricordarlo – Nocciolata di Rigoni, risulta “insufficente”: infatti, gli olii di girasole utilizzati in questa crema devono sostenere ulteriori e più drastiche lavorazioni rispetto al tanto contestato Olio di Palma, oggetto da anni di una vera e propria campagna di “condanna” fomentata dai produttori di olii vegetali francesi, con i risultato che gli olii “sostitutivi” presentano il rischio di contribuire a formare tossine cancerogene.
C’è “bio” e “bio”
Insomma, non basta scrivere “bio”, o “vegan” sulla confezione per risultare più sane. A sorpresa, ma non troppo, nel confronto delle suddette 21 creme, la valutazione migliore in assoluto è risultata quella di Nutella, che non si fregia della definizione “bio”, seguita dalla Cocoba di GEPA, che pur avendo qualche micotossina di troppo, guadagna il primo posto delle creme tedesche, nonché si distingue come la migliore fra le “bio”. Le altre creme “bio” si piazzano al 8°, 13° 18° 20° e 21° e ultimo posto.
I fanalini di coda sono la “Nuss Nouget Creme” di Schlagfix, che si dichiara addirittura “vegana” e priva di latte e lattosio, ma non supera i test di qualità e rischio potenziale, e al cui interno si riscontrano comunque tracce di latte e albume di uovo, e la già citata “Nocciolata” della Rigoni di Asiago: biologica, senza olio di palma e… meno salubre fra tutte. In realtà la crema veneta un particolare primato lo consegue,: delle 21 creme analizzate, sugli scaffali tedeschi spicca come la più cara!
Resa dei conti?
Abbiamo più volte affrontato l’argomento “olio di palma” sulla nostra rivista online, non perchè particolarmente devoti a questo ingrediente – e anzi! – ma perchè l’accanimento con cui certi “opinion makers” vi si scagliavano contro risultava quantomeno sospetto. Lo studio di Stiftung Warentest ha portato chiarezza permettendo di passare oltre agli slogan e alle dichiarazioni allarmistiche: l’olio di palma, nei prodotti industriali, pare quindi permettere di evitare lavorazioni invasive proprie dei processi di solidificazione degli altri olii vegetali.
Inoltre la straordinaria varietà di risultati, in un prodotto che pure dovrebbe essere così simile, dimostra che non basta definirsi “bio” – e costare di più – per essere veramente salubre. Morale: se volete mangiare una crema alla nocciola ben preparata ed eccelsa al palato, potete correre dal vostro artigiano di fiducia – conosciamo un certo Gertosio, che da generazioni prepara e confeziona una “crema ‘d nisola” insuperabile! – ma se siete lontani dalle “gioiellerie” del centro città e vi dovete per forza rifornire in un supermarket o cercate comunque un prodotto a lunga conservazione, evitate di cadere vittima di campagne di marketing “bio” promosse da chi cerca di cavalcare la moda e l’onda mediatica per farvi pagare di più, magari a fronte di maggiori rischi per la vostra salute.
Buon appetito, e viva le nocciole!