Aspartame e Cervello: tutta la verità sui suoi effetti, senza inutili allarmismi

Aspartame e Cervello: tutta la verità sui suoi effetti, senza inutili allarmismi

Io adoro le castagnole, e non nego che ne mangerei a tonnellate nel periodo di Carnevale! Per evitare di prolungare il Carnevale fino alla Pasqua però, finito il periodo delle amate castagnole, arriva il momento di mettersi a dieta.

Quale modo migliore per dimagrire velocemente se non quello di eliminare lo zucchero? Immagino che molti di voi ragionino come me, ma anche per voi sarà difficile (se non impossibile) eliminare completamente lo zucchero dal caffè, dal tè, dai biscotti o dai dolci.

Proprio per ovviare a questa difficoltà e aiutarci a mangiare meno zucchero senza “amareggiarci” la vita, ormai da molti anni, si ricorre ai dolcificanti. Il più noto, nonché il più discusso, è sicuramente l’aspartame.

 

L’aspartame: un dolcificante sintetizzato per puro caso

L’aspartame (la cui formula chimica è C14H18N2O5) è un edulcorante artificiale 200 volte più dolce dello zucchero. È composto da due aminoacidi (ovvero le sostanze alla base delle nostre proteine): l’acido aspartico (da cui il nome “aspartame”) e la fenilalanina.

La sua storia è molto curiosa: il chimico James L. Schlatter nel 1965 era impegnato a sintetizzare una sostanza composta da quattro aminoacidi, da utilizzare per valutare un farmaco anti-ulcera (Mazur, 1974). Come tappa intermedia del suo lavoro, arrivò a produrre l’aspartame, ma ancora non aveva idea del suo potenziale.

Leccandosi distrattamente un dito per girare la pagina di uno scritto che stava leggendo, però, scoprì il piacevole sapore dolce di quella sostanza a due aminoacidi che gli era rimasta sui polpastrelli (Lewis & Ricki, 2001; Mazur, 1984).

Capì allora che aveva realizzato un dolcissimo sostituto dello zucchero!

 

Aspartame: l’edulcorante più diffuso al mondo

Nel 1981 venne autorizzata la sua messa in commercio e nel 1983 la FDA (Food and Drug Administration) ne consentì l’utilizzo in bevande e altri prodotti. A livello europeo, l’approvazione dell’uso di aspartame venne ratificata nel 1994, e il comitato scientifico della Commissione europea per l’alimentazione, recensendo i successivi studi sulla sicurezza della sostanza, ne ha ribadito l’approvazione nel 2002.

L’aspartame, al giorno d’oggi, è sicuramente il dolcificante artificiale più diffuso al mondo, con una produzione annua dell’ordine delle decine di migliaia di tonnellate (Della Volpe, 2012).

Fa parte di quelle sostanze definite NNS (Non-Nutritive Sweetener, lett. “dolcificante non nutritivo”, che non fornisce calorie). Le NNS sono sostanze con un più alto grado di dolcezza per grammo rispetto ai “dolcificanti nutritivi” (cioè quei dolcificanti che forniscono energia e oltre 4Cal/g, come il saccarosio e lo sciroppo di mais).

 

Aspartame e corpo umano: come viene assorbito e che effetti ha sul nostro cervello

Dopo l’ingestione, l’aspartame viene metabolizzato a livello intestinale; lì il 50% viene convertito in fenilalanina –  coinvolta nella regolazione dei neurotrasmettitori – , il il 40% viene convertito in acido aspartico – che ha la funzione nel cervello di neurotrasmettitore eccitatorio (ovvero promovente impulsi nervosi nei neuroni) –  e il 10% in metanolo (Humphreis et al., 2008).

La fenilalanina e l’acido aspartico, a differenza del metanolo, attraversano la cosiddetta “barriera ematoencefalica” (una struttura che ha il compito di selezionare le sostanze che dal flusso sanguigno devono raggiungere il cervello, eliminando quelle dannose) aumentando la permeabilità delle membrane cellulari dei neuroni e successivamente riducendo la produzione di catecolamine come dopamina e serotonina nel cervello.

Si stanno indagando ipotetici effetti dannosi dell’aspartame sulla salute, ma pochi sono gli studi effettuati sull’uomo.

 

Aspartame: fa male o no? Dobbiamo evitarlo? Basta la moderazione

In una revisione scientifica, Choudhary e Pretorius (2017) spiegano proprio come gli studi esistenti sugli animali e quelli (molto pochi) portati a termine sull’uomo suggeriscano che l’aspartame e i suoi metaboliti, se consumati in quantità significativamente più elevate rispetto al dosaggio sicuro raccomandato, possano indurre stress ossidativo a livello cerebrale e intaccare la membrana cellulare dei neuroni, e inoltre, ma solo nei ratti di laboratorio, modificare il comportamento.

Non c’è dunque da allarmarsi: la dose di sicurezza per l’assunzione di aspartame è stata fissata a 40 mg per ogni kg di peso corporeo.

Quindi io, che peso quasi 73kg, per rischiare di avere qualche ipotetico effetto collaterale dannoso per il mio sistema nervoso dovrei ingerire circa 4-5 litri di una bibita dietetica ogni giorno!
In alternativa, potrei decidere di mettere nel mio caffè 150 compresse di dolcificante, o di rinfrescarmi la bocca con 300-350 gomme da masticare sugar free (Della Volpe, 2012).

 

Aspartame: da evitare solo se si è affetti da  Fenilchetonuria

Solo una categoria di persone deve fare molta più attenzione con l’aspartame, addirittura eliminandolo completamente dalla propria dieta: gli individui affetti da Fenilchetonuria.

La Fenilchetonuria (o Iperfenilalaninemia di tipo I) è una patologia genetica metabolica per cui la fenilalanina si accumula nel sangue e in alcuni tessuti del corpo oltre 20 volte rispetto ai livelli normali di accumulo.
Elevate concentrazioni di fenilalanina nel cervello possono provocare ritardo mentale e ritardo nell’accrescimento dell’individuo (sindrome fenilchetonurica, o PKU).
Essendo la fenilalanina, come già detto, uno dei prodotti del metabolismo dell’aspartame, ovviamente per un soggetto fenilchetonurico è un dolcificante fortemente sconsigliato, ma bisogna anche specificare che questo aminoacido è presente in moltissimi cibi di consumo, come carne, pesce, uova, legumi, latte e derivati, quindi limitare il discorso al solo aspartame sarebbe ovviamente riduttivo e inefficace.

 

Adriano Acciarino,
Psicologo e Ph.D. in Psicologia e Neuroscienze Sociali,
Professore a contratto di Pedagogia Generale e Sociale

 

 

 

BIBLIOGRAFIA

  • Choudhary, A. K., & Pretorius, E. (2017). Revisiting the safety of aspartame. Nutrition reviews, 75(9), 718-730.
  • Della Volpe, C., Chimica e informazione: Il caso aspartame (PDF), in La Chimica & l’Industria, Società Chimica Italiana, giugno 2012, p. 123.
  • Humphries P, Pretorius E, Naude H. Direct and indirect cellular effects of aspartame on the brain. Eur J Clin Nutr. 2008;62 (4):451–62.
  • Lewis, Ricki, Discovery: windows on the life sciences, Oxford, Blackwell Science, 2001, p. 4, ISBN 0-632-04452-7.
  • Mazur, R. H., Aspartic acid-based sweetners, in George E. Inglett (a cura di), Symposium: sweeteners, Westport, CT, AVI Publishing, 1974, pp. 159–163, ISBN 0-87055-153-1, LCCN 73-94092.
  • Mazur, R.H. (1984). Discovery of aspartame. In Aspartame: Physiology and Biochemistry (L. D. Stegink and L. J. Filer Jr., Eds.). Marcel Dekker, New York, pp. 3–9.

Autore dell'articolo: Redazione