Abbiamo imparato ormai tutti che le etichette alimentari sono fondamentali nei guidare la nostra scelta di acquisto. Purtroppo però, le etichette non sono sempre di facile e lineare comprensione.
Troppo spesso possono fuorviare, come fanno le “etichette a semaforo” – che misurano tutto in 100 grammi, dall’olio alla pasta e danno semaforo verde alla coca zero ma rosso al Parmigiano Reggiano – ma possono persino arrivare a “mentire per omissione”.
Quando un’etichetta alimentare “mente”?
Stando ai dati pubblicati da Coldiretti nel febbraio scorso, ben 1 prodotto su 4 di quelli che non riportano l’origine in etichetta risulterebbe contraffatto.
Sono moltissimi infatti i prodotti alimentari che non sono obbligati per legge a inserire in etichetta il luogo di produzione, tra essi ricordiamo tutti i salumi, la frutta trasformata in generale (dai succhi di frutta alle, confetture fino alle conserve), l’insalata in busta, il pane e i funghi conservati.
Spesso l’origine di questi prodotti misteriosi è proprio la Cina, uno dei Paesi con il più alto tasso di allarmi alimentari.
Perché alcune tipologie di alimenti sono obbligati ad indicare la provenienza e altri no?
Perché bisogna procedere per categorie e le procedute burocratiche sono lente (e rallentate).
L’Italia è stata capofila in questo progetto, affiancata da Francia, Portogallo, Grecia, Finlandia, Lituania e Romania.
Il primo successo è stato l’introduzione di decreti nazionali che disciplinino la l’indicazione dell’origine in alcuni prodotti fondamentali della Dieta Mediterranea come latte e derivati, grano della pasta e riso.
Ciò ha spinto la Commissione Europea una consultazione pubblica sulle modalità di indicazione dell’origine in etichetta, come d’altronde era già previsto dal regolamento europeo sulle informazioni ai consumatori n.1169/2011, entrato in vigore già nel dicembre 2013.
Il bene dei mercati, oltre alla salute dei consumatori
“L’indicazione di origine – sottolinea inoltre Coldiretti – permette di contrastare quelle imitazioni che ogni anno sottraggono 60 miliardi di euro all’economia dell’Italia, consente di prevenire le falsificazioni e le pratiche commerciali sleali che danneggiano la nostra economia, rafforza la lotta alle agromafie e la difesa contro le grandi multinazionali del cibo che hanno interesse ad occultare l’origine delle materie prime”.
Dunque, i produttori italiani, sempre estremamente attenti alla qualità e obbligati per legge a rispettare standard altissimi di sicurezza alimentare, beneficerebbero molto dall’introduzione dell’obbligo di indicazione dell’origine degli alimenti e questo aiuterebbe la ripresa economica dell’intero settore.
Firmando la petizione #STOPCIBOFALSO possiamo sostenere tutti questo progetto
#STOPCIBOFALSO è la mobilitazione popolare nei confronti dell’Unione Europea che vuole fermare la diffusione nascosta di cibo contraffatto contaminato per proteggere la salute consumatori, tutelare l’economia onesta, bloccare le speculazioni e difendere l’agricoltura italiana.
Per firmare la petizione, basta cliccare su questo link