Come nei peggiori sequel dei film dell’orrore, ci troviamo gridare anche noi “a volte ritornano!”. A nemmeno un anno di distanza dalla sonora bocciatura del Parlamento Europeo, le multinazionali del food rilanciano le cosiddette “Etichette a Semaforo”.
Le più grandi multinazionali del cibo americane (Coca Cola, Pepsi & Co, Mars, Mondelez, Nestlé e Unilever) hanno infatti preso all’inizio di marzo la decisione unilaterale di applicare un’etichetta a semaforo sui loro prodotti.Si tratta di un grave attacco al mercato internazionale e soprattutto ai produttori del territorio della Comunità Europea, dove le etichette a semaforo non sono autorizzate.
Chi ci guadagna?
Ovviamente queste “Sei Sorelle” (Coca Cola, Pepsi & Co, Mars, Mondelez, Nestlé e Unilever). Il sistema semaforico di fatto penalizza i piccoli produttori e i loro prodotti genuini favorendo invece i big internazionali, che possono indirizzare la produzione verso alimenti meno calorici ma estremamente elaborati e ricchi di sostanze chimiche realizzate in laboratorio.
L’Italia e tutti i Paesi del bacino del Mediterraneo sono le prime vittime di questa “truffa salutista” perché i loro prodotti più genuini e figli di antiche tradizioni regionali sono tutti etichettati con il bollino rosso.
Quanti danni alla salute hanno fatto le etichette a semaforo nei Paesi che le avevano introdotte?
I semafori alimentari erano stati introdotti in Inghilterra nel 2013 con il beneplacito del Governo, che si augurava in questo modo di accrescere l’attenzione degli inglesi per il mangiar sano.
Obiettivo drasticamente fallito, come dimostra un sondaggio realizzato da You Gov per il Chartered Institute of Marketing, che rileva dati di allarmate confusione e fraintendimento tra i consumatori britannici: ben il 67% degli intervistati è infatti convinto che gli alimenti contrassegnati con tre bollini rossi debbano essere evitati totalmente, quando in realtà non era mai stata espressa da nessuna istituzione sanitaria un’indicazione di questo genere.
Il 37% ritiene che si possa consumare un solo prodotto al giorno che abbia un bollino rosso.
Il dato in assoluto più allarmante è che ben il 50% dei partecipanti al sondaggio è convinto che nutrendosi di soli prodotti con bollini verdi si abbia una buona dieta, sana ed equilibrata. Quindi nutrirsi solo di coca zero e pop-corn sarebbe più salutare del bere succhi di frutta e mangiare formaggi.
Il paradosso è evidente: alimenti quali il latte, le salsicce e i formaggi sono inseriti dalla stessa Sanità Britannica tra i prodotti annoverabili all’interno di una dieta bilanciata, ma l’etichettatura a semaforo contraddice questo statuto, spingendo di fatto i consumatori ad evitare questi alimenti.
Etichettare i singoli nutrienti (quali carboidrati, zuccheri, grassi e sale) su una dose fissa di 100g di prodotto, indipendentemente dalle quantità effettivamente consumate al dì, non solo non tutela la salute dei consumatori ma, anzi, la danneggia perché fornisce informazioni inesatte e – come è evidente dal sondaggio di YouGov – estremamente fraintendibili.
Che impatto ha sul mercato la truffa dei semafori alimentari e quanto rischiano di rimetterci i produttori italiani?
Secondo i dati raccolti da The Cooperative Group – uno dei maggiori rivenditori alimentari inglesi – il 30% degli uomini e il 40% delle donne tende a non acquistare prodotti che sull’etichetta abbiano anche un solo bollino rosso. Il dato è allarmante: molti dei prodotti tradizionali vanto della cucina italiana e con marchi di qualità riconosciuti dalla Comunità Europea (DOP, IGP, STG), sono infatti tenuti per legge a mantenere determinati tenori nutrizionali che finiscono per indirizzarli tutti nel mega-gruppo dei “cibi cattivi” pieni di bollini rossi.
La concorrenza così si fa sleale e mistificatoria: mentre i prodotti di qualità vengono additati come nocivi, le imitazioni scadenti possono modificare all’infinito le loro ricette con additivi chimici e raffinazioni, adeguandosi così alla perfezione ai paletti imposti dalle etichette a semaforo, che li premiano con un tripudio di bollini verdi.
Questa divisone tra “cibi buoni” e “cibi cattivi” è quindi letale per il Made in Italy in quanto arreca danni economici e d’immagine ai prodotti di punta della nostra cucina, che invece sono di altissima qualità e valore nutritivo.
La Dieta Mediterranea non ha bisogno di semafori: è la più sana del mondo
Ll’Italia è il Paese più sano al mondo. E il merito va proprio alla Dieta Mediterranea. La Bloomberg Global Health Index ha monitorato ben 163 Paesi e, numeri alla mano, ha scoperto che un bambino nato in Italia ha una aspettativa di vita che supera di molto gli 80 anni, battendo nazioni come la Svizzera, dove la crisi economica ha avuto un impatto meno devastante, o l’incontaminata Islanda.
Nonostante la crisi economica e uno dei deficit pubblici più elevati del mondo, gli italiani godono di una salute migliore rispetto ad americani, canadesi e britannici che soffrono tutti di pressione alta, colesterolo in eccesso e disturbi neurologici. Il merito va alla cultura del buon cibo che nella Dieta Mediterranea vede l’emblema (difatti è Patrimonio immateriale dell’umanità protetto dall’UNESCO).
Gli Stati Uniti, patria delle Sei Sorelle, infatti, sono solo al 34esimo posto della classifica… vogliamo davvero far condizionare le nostre scelte alimentari da un Paese che da noi dovrebbe solo imparare?
Come possiamo difenderci?
MangioBeneVivoBene è subito opposta a questa truffa che danneggia al contempo il Made in Italy e la salute dei consumatori e continueremo a farlo, assieme al Parlamento Europeo.
L’Italia si è appellata in Europa all’art. 35 del regolamento UE 1169/2011 che prevede che ogni sistema di etichettatura addizionale debba essere obiettivo, non discriminatorio e non debba creare ostacoli alla libera circolazione dei prodotti.
Sul territorio nazionale molti politici e associazioni di consumatori e produttori si stanno già muovendo per contrastare questa sopruso.
Intervista Tiziana Beghin, titolare della Commissione per il Commercio Internazionale per M5S
Riportiamo di seguito l’intervista a Tiziana Beghin, portavoce del Movimento 5 Stelle al Parlamento Europeo, titolare della Commissione per il Commercio Internazionale e della Commissione per l’Occupazione e gli Affari Sociali che ha definito questo sistema di etichette una vera e propria “truffa”.
A poco meno di un anno di distanza dalla netta bocciatura delle “etichette alimentari a semaforo” da parte del Parlamento Europeo, le multinazionali vanno al contrattacco dichiarando di voler inserire questo sistema di etichettatura su tutti i loro prodotti, ma quanto sono effettivamente pericolosi per la salute dei consumatori questi “semafori alimentari”?
Questi semafori alimentari sono pericolosi quanto la pubblicità ingannevole e – in effetti – è proprio quello che sono.
Attribuire un giudizio al solo contenuto calorico, al tenore in sale o in grassi non dice molto sulle proprietà nutrizionali del cibo e, soprattutto, fornisce una risposta semplicistica a un bisogno legittimo e sempre crescente: quello di una dieta equilibrata.
Quello che compone una dieta sana non è l’assenza di grassi o calorie, ma il corretto e bilanciato apporto di tutti gli elementi nutritivi. Da anni parliamo di educazione alimentare per la popolazione e per i bambini e questo sistema va esattamente nel verso opposto.
L’introduzione massiva dei “semafori alimentari” quanto danneggerebbe il Made in Italy sui mercati internazionali?
Moltissimo. Pensi che un prodotto come il Parmigiano Reggiano riceverebbe un semaforo rosso per il suo tenore in sale o in calorie, mentre un formaggio light di provenienza ignota potrebbe tranquillamente ottenere un semaforo verde.
Lo stesso succederebbe per l’Olio Extra Vergine d’Oliva DOP, il Prosciutto di Parma e altri prodotti tipici della Dieta Mediterranea. Quando il consumatore medio, magari straniero, vedrà un bel semaforo rosso in etichetta, ci penserà due volte prima di dare quel prodotto a suo figlio.
Peccato che così facendo favorirà le multinazionali a scapito della produzione locale e rispettosa dell’ambiente. I produttori locali, soprattutto i più piccoli, saranno i primi a soffrirne.
Qual è il reale margine di azione di queste multinazionali del food? Possono davvero ignorare le decisioni prese dal Parlamento Europeo o rischiano delle sanzioni?
Purtroppo il loro margine d’azione è molto vasto.
Queste multinazionali e le aziende che fanno loro capo coprono una vasta fetta della grande distribuzione e offrono moltissimi dei prodotti che troviamo ogni giorno nei nostri supermercati.
La loro idea – non essendo riuscite a imporre un’azione legale da parte delle istituzioni europee – è adesso quella di “autoregolarsi” tramite un accordo privato, introducendo su base volontaria questo sistema nelle etichette dei loro prodotti.
Dal punto di vista europeo, il gioco di squadra con la Francia e gli altri Paesi che già un anno fa si opposero nettamente a queste etichette, sta proseguendo?
Stiamo contattando colleghi di altri schieramenti politici e collaborando con colleghi stranieri di tutti i paesi europei che fanno della qualità del cibo la loro bandiera: Francia, Spagna, Portogallo, Grecia, ma non solo.
Quali contromisure proporrà di attivare e che tempi saranno necessari per attuarle?
Stiamo valutando che azioni intraprendere per fermare questa truffa.
Una possibilità è quella di procedere in sede legale per pubblicità ingannevole, mentre a livello Europeo intendiamo argomentare per la non sostenibilità di questo sistema per la salute, dal momento che finisce solo col favorire il puro profitto a discapito dei piccoli produttori, e la scelta istintiva sopra la vera educazione alimentare.
Grazie Onorevole Beghin, e buon lavoro