Dopo il voto al Parlamento Europeo, che ha “bocciato” le etichette a semaforo, abbiamo intervistato il Prof. Paolo De Castro, agronomo, Eurodeputato (PSE – PD) e Presidente della Commissione Agricoltura e Sviluppo Rurale del Parlamento Europeo
Onorevole, il voto di martedì contro i semafori alimentari ha sancito una vittoria dell’Italia “che fa squadra” sia con gli altri Paesi della Comunità Europea sia con la società civile… Dopo il successo di Expo2015 possiamo parlare una “nuovo corso” per la protezione del Made in Italy?
Sicuramente l’esperienza di Expo ha permesso di fare molte cose a partire dal made in Italy alimentare. OItre che “vetrina”, Expo ha fatto da evento catalizzatore di tutta una serie di incontri diplomatici e politici, qualcuno la chiama la “diplomazia del cibo”. Ma in realtà la battaglia e il gioco di squadra per la protezione del nostro Made in Italy in Europa gli europarlamentari italiani a Bruxelles la fanno da molto prima di Expo. Il “semaforo” era stato già respinto dal Parlamento europeo nel 2010, cioè nel dibattito sul Regolamento sulle etichette alimentari UE. La settimana scorsa, la richiesta dell’Europarlamento che la Commissione riveda il concetto dei profili nutrizionali, che è la base giuridica su cui poggia l’etichettatura a semaforo, vale come un rilevante promemoria. La nostra obiezione al sistema di etichettatura a semafori inglesi, non è perché non vogliamo che i cittadini vengano informati sui contenuti dei prodotti che acquistano, al contrario. Noi vogliamo che l’informazione per i consumatori sia trasparente e chiara e non fuorviante e condizionante come il sistema inglese tende ad essere. Le pare normale che olio extra vergine e Parmigiano reggiano vengano bollati con il semaforo rosso mentre vengono premiati con il semaforo verde formaggi light e bibite gassate apparentemente senza zuccheri? Questo accade quando si adottano sistemi di etichettatura che classificano i cibi in «buoni» o «cattivi», separando, l’apporto di nutrienti e micronutrienti negli alimenti, l’uso che si fa di quei prodotti e la loro interazione con lo stile di vita di chi li assume.
I tempi europei sono lunghi e le procedure complesse… quali prospettive apre ora l’inizio della procedura di infrazione, e come intendete seguirla?
Vero è che l’azione di contrasto all’etichettatura a semaforo ha visto anche l’avvio di una procedura di infrazione da parte della Commissione europea. Ma questo è un processo che spetta, appunto, all’Esecutivo dell’UE. Per quanto mi riguarda, per accelerare il processo sto preparando un’interrogazione, che mi auguro venga sottoscritta dai miei colleghi europarlamentari, per chiedere che venga eseguita un’indagine sui retail inglese per dimostrare e certificare il danno economico che i semafori stanno provocando per i nostri prodotti maggiormente esportati in modo da poter richiedere che venga imposto un divieto immediato e il ritiro definitivo dell’etichettatura dei semafori. Dobbiamo approfittare di questo momento in cui il Parlamento si mostra contrario a un sistema che penalizza per lo più la sola area Mediterranea dell’Europa ed essere incisivi e determinati nei confronti della Commissione.
Le etichette a semaforo sono una risposta sbagliata a un problema reale, quello dell’obesità. Quali sono secondo lei le azioni che le istituzioni devono mettere in atto per arginare questo problema di salute pubblica?
Sicuramente non è con dei colori sulle confezioni che si combattono i problemi di obesità, in particolare quella infantile, che negli ultimi anni si sta dimostrando allarmante anche nel sud del nostro paese. Il principio fondamentale non è quello di voler indirizzare senza conoscere ma ciò che bisognerebbe fare sarebbe educare. Investire in campagne di educazione alimentare, che istruiscano le persone a scegliere e riconoscere le nostre eccellenze alimentari. L’educazione alimentare è uno dei punti cardine delle politiche europee, in particolare rivolte ai nostri cittadini più piccoli, ed è proprio per loro che è stato adottato un nuovo programma, che stanzierà 250 MIlioni di euro l’anno per la distribuzione prodotti ortofrutticoli freschi e latticini per i bambini, cercando di indirizzarli fin da piccoli a preferirli rispetto alle merendine confezionate. Per l’Italia ci sono 148,6 milioni in sei anni. E’ importante che nell’applicazione di queste misure l’aspetto informativo educativo accompagnino la distribuzione.
Grazie, Onorevole, e buon lavoro