Un altro appuntamento con i protagonisti italiani della “lotta” alle “etichette a semaforo”, in difesa del Made in Italy. Oggi abbiamo parlato con Mario Guidi, Presidente di Confagricoltura(1)
Presidente, recentemente a Bruxelles l’Unione Europea si è espressa a favore di una procedura di infrazione per la Gran Bretagna, sulla pratica delle etichette a semaforo… è una battaglia vinta, ma adesso? Come proseguirà l’iter?
L’Europa sta comprendendo che le etichette all’inglese sono fuorvianti. La corretta educazione alimentare è un obiettivo importante ed è una questione di equilibrio, che non si raggiunge certamente attraverso un semaforo per indicare il contenuto di grassi, grassi saturi, sale e zuccheri. Siamo soddisfatti di aver vinto questa battaglia, ma la guerra non è ancora vinta. Occorre ora, per fare definitiva chiarezza, aspettare fino a metà giugno, quando la Commissione dovrà esprimersi sulla questione. Ci auguriamo – visto anche il grande schieramento di Stati Membri contrario all’etichettatura a semaforo del Regno Unito – si arrivi finalmente all’unica decisione logica e di buon senso.
Per una volta, l’Italia ha fatto squadra: associazioni, istituzioni, stampa… tutti hanno lavorato in sinergia con un unico obiettivo, e i risultati positivi si sono visti. Pensa che questo modello sia replicabile per future iniziative?
Me lo auguro. Sulle questioni importanti per il sistema Italia sarebbe fondamentale. Le faccio un esempio tutti i media hanno riportato che, nel 2015, il Pil dell’Irlanda è salito del 7,8 superando (per velocità di crescita NDR) quello dell’india e della Cina. Ma quanti sanno che l’agricoltura italiana, nel quarto trimestre 2015, ha fatto ancora meglio, registrando un incremento, su base tendenziale, addirittura dell’8,4%? Allora non sarebbe più semplice sostenere l’agricoltura nella sua crescita, eliminando difficoltà e sciogliendo nodi?
C’è ancora molto da fare, insomma… Quali altre “sfide” vi vedono impegnati, e su quali tavoli, per la tutela – all’estero e non solo – del nostro made in Italy di qualità?
Come sempre, lavoriamo su più fronti. I più importanti sono quelli relativi al prossimo regolamento sull’agricoltura biologica, per il quale chiediamo una maggiore tutela. Oltre ai controlli interni servono quelli sull’importazione dei prodotti e dell’operato degli enti di certificazione. Vi sono poi i temi sull’economia circolare, come il riutilizzo dei rifiuti, dello spreco alimentare e il consumo delle risorse. Puntiamo, praticamente da sempre, sull’internazionalizzazione ed i numeri ci danno ragione: l’agricoltura si mostra, nel complesso, uno dei settori più dinamici dell’economia nazionale. L’export dell’agroalimentare è cresciuto quasi il doppio di quello totale nazionale. Forti di questi risultati continueremo su questa strada.
Grazie, Presidente, e buon lavoro!
(1) Confagricoltura è la più antica organizzazione nazionale di rappresentanza agricola made in Italy. Fa parte del COPA (Comitato delle organizzazioni agricole europee), del GEOPA (Coordinamento europeo delle organizzazioni datoriali) e del CES (Comitato economico e sociale europeo). Un sostegno concreto per i propri associati, a livello nazionale, regionale e provinciale, con un’offerta di servizi per l’impresa sempre tesa alla crescita del made in Italy. Le imprese associate a Confagricoltura – datoriali, familiari e societarie – rappresentano oltre il 45% del valore totale della PLV agroforestale (48 miliardi di euro complessivi) e del suo valore aggiunto (32 miliardi di euro); coprono circa il 38,5% (5 milioni di ettari) della SAU – superficie agricola utilizzata (13 milioni di ettari). I datori di lavoro associati a Confagricoltura rappresentano i due terzi del totale delle imprese del comparto. Oltre 500 mila lavoratori dipendenti sono assunti da aziende agricole associate a Confagricoltura.