Tutti i principali quotidiani italiani hanno riportato e commentato la notizia della bocciatura UE ai semafori alimentari. Vi proponiamo alcuni dei più significativi articoli di questi giorni:
L’Ue boccia i profili nutrizionali col “semaforo”: “Non c’è fondamento scientifico”, salvo il made in Italy
Il sistema “traffic lights” usato nel Regno Unito. Già nel 2008 L’Efsa ne aveva indicato i limiti
La Repubblica – Scienze – 12/04/2016
Nei giorni scorsi Federalimentare e Coldiretti avevano scritto agli eurodeputati per sottolineare quanto il voto fosse importante: “è in pericolo – si legge nella lettera inviata – la sopravvivenza della nostra tradizione alimentare, che ha reso e rende famoso il made in Italy nel mondo. Siamo arrivati all’assurdo che il latte o l’olio di oliva extravergine, alimenti nobili, sono bollati di rosso mentre un drink light può fregiarsi di un bollino verde.
La segnalazione sui contenuti di grassi, sali e zuccheri non si basa sulle quantità effettivamente consumate, ma solo sulla generica presenza di un certo tipo di sostanze. Il sistema finisce per escludere paradossalmente dalla dieta alimenti sani e promuovere, al contrario, le bevande gassate senza zucchero, fuorviando i consumatori rispetto al reale valore nutrizionale. Il risultato è che, secondo i dati Nomisma, è il prosciutto di Parma con il bollino ‘incriminato’ a soffrire di più, registrando una perdita a quota 84% fra maggio e luglio 2015 rispetto agli stessi mesi del 2014, mentre quello non etichettato cresce del 40%. Nel caso del Parmigiano Reggiano preporzionato, quello senza bollino fra dicembre e febbraio 2014 ha aumentato le vendite del 70%, mentre lo stesso prodotto con il bollino è calato del 4%. “Si tratta di un primo passo per porre fine ad una ingiustificata discriminazione dei prodotti italiani su mercati esteri che non trova alcun riscontro sul piano scientifico. Una classificazione semplicistica di cibi buoni o cattivi, basata su singoli nutrimenti non promuove una corretta informazione ai consumatori ma si pone anche in contrasto con la politica dell’Unione europea rivolata a tutelare le denominazioni di origine che sono risultate le più danneggiate”, ha affermato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo.
Il Parlamento ha bocciato il sistema dei “profili nutrizionali” principalmente per tre motivi: i profili nutrizionali non hanno un vero fondamento scientifico. Essi costituiscono un tentativo di classificare i singoli alimenti secondo la loro composizione nutrizionale (relativamente al contenuto di sale, zucchero e grassi). Già nel 2008, l’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa) ha riconosciuto i “limiti scientifici” del ricorso ai profili nutrizionali, precisando che “essi non tengono in alcun conto i cambiamenti del contenuto nutrizionale che si verificano durante la cottura o la preparazione degli alimenti, come l’aggiunta di grassi, zuccheri o sale, né considerano la frequenza e i modelli di consumo”.
Da un punto di vista economico, le soglie stabilite da eventuali profili nutrizionali sarebbero suscettibili di generare conseguenze distorsive sulla competitività di vari settori della filiera agro-alimentare europea. Esemplare il caso delle eccellenze italiane dop, igp e stp, minacciate, per esempio, dal sistema di etichettatura “semaforico”. Il concetto di profili nutrizionali creerebbe di fatto una “lista Ue di cibi buoni e cattivi”, fornendo così un potente strumento per giustificare l’imposizione di tasse supplementari o altre forme di restrizione (tra cui anche l’etichettatura a semaforo) per tutti quegli alimenti che non rientrano nei parametri stabiliti dai profili.
Studi recenti condotti nel Regno unito hanno dimostrato una diminuzione in termini di quote di mercato e di vendite, sia in termini di valore che di volume, per gli alimenti con il bollino rosso dell’etichettatura a semaforo. Da un punto di vista giuridico, con l’attuale quadro legislativo e in particolare le disposizioni sull’etichettatura nutrizionale obbligatoria introdotte dal nuovo regolamento (Ue) n.1169/2011 relativo alle “informazioni alimentari ai consumatori”, i profili nutrizionali sono superati. Infatti, grazie a questo regolamento, entrato in vigore il 13 dicembre 2014, i cittadini europei già trovano sull’etichetta di tutti i prodotti, in modo chiaro e leggibile, tutte le informazioni nutrizionali necessarie per poter compiere scelte d’acquisto responsabili.
“Siamo sempre stati in prima linea contro il sistema di etichettatura a semaforo, che penalizza i nostri prodotti agroalimentari di qualità”, spiega il ministro delle Politiche agricole, Maurizio Martina, ricordando come la battaglia sia stata condotta “anche in recenti Consigli dei Ministri europei, con l’appoggio di 15 paesi. Il voto di oggi in Parlamento europeo – aggiunge – è un successo che l’Italia ha costruito facendo squadra.
Abbiamo unito le filiere produttive, quelle agricole e collaborato costantemente con i nostri parlamentari, a partire da Paolo De Castro. Ora ci aspettiamo che la Commissione Ue faccia un salto di qualità concreto su questo piano. Lo dobbiamo soprattutto – conclude il ministro – ai consumatori, che vengono tratti in inganno da questi sistemi basati su criteri discutibili. Non è ammissibile che le nostre aziende che lavorano sulla qualità e producono alcuni dei prodotti cardine della dieta mediterranea vengano penalizzate, mentre invece le bibite gassate ‘light’ ricevono il bollino verde. L’Italia andrà avanti con determinazione”.
Alimentari, no Europarlamento all’etichettatura a semaforo. Martina: successo dell’Italia
Il Messaggero – 12/04/2016
L’Europarlamento boccia il sistema inglese dell’etichetta a “semaforo” sugli alimenti – che prevede un bollino di colore rosso, giallo o verde a seconda del contenuto di grassi, grassi saturi, sale o zuccheri – e chiede di rimettere in discussione il fondamento scientifico dei cosiddetti profili nutrizionali, che penalizzano prodottidel made in Italy come il Parmigiano Reggiano o il Prosciutto di Parma. La richiesta è stata approvata con 402 voti a favore, 285 contrari e 22 astensioni.
La segnalazione sui contenuti di grassi, sali e zuccheri – sostiene la Coldiretti – non si basa sulle quantità effettivamente consumate, ma solo sulla generica presenza di un certo tipo di sostanze. Il sistema finisce per escludere paradossalmente dalla dieta alimenti sani e promuovere, al contrario, le bevande gassate senza zucchero, fuorviando i consumatori rispetto al reale valore nutrizionale.
In particolare con il voto di oggi l’Europarlamento ha invitato la Commissione europea a «riesaminare la base scientifica» del sistema «a semaforo». E ratificato, di fatto, una vittoria della dieta mediterranea. Visti i «gravi e persistenti problemi», fra cui quelli «di distorsione della concorrenza» nell’attuazione del regolamento del 2006 sulle indicazioni nutrizionali e sulla salute fornite sui prodotti alimentari, Strasburgo ha invitato Bruxelles «a riesaminare la base scientifica, l’utilità e la fattibilità di tale regolamento, nonché eventualmente a eliminare il concetto di profili nutrizionali». L’obiettivo «di assicurare la veridicità delle informazioni e indicazioni specifiche su grassi, zuccheri e sale», hanno spiegato gli eurodeputati, «sono già garantiti» da un regolamento successivo del 2011 relativo alla fornitura di informazioni sugli alimenti ai consumatori.
Questa richiesta dell’Europarlamento, contenuta in un provvedimento relativo al Programma della Commissione europea sull’adeguatezza e sull’efficacia della regolamentazione (Refit), rappresenta un segnale indirizzato all’esecutivo Ue in difesa delle eccellenze italiane, come il Parmigiano Reggiano o il Prosciutto di Parma, penalizzate in particolare dal sistema di etichettatura adottato dal 95% della distribuzione in Gran Bretagna.
«Siamo sempre stati in prima linea contro il sistema di etichettatura a semaforo, che penalizza i nostri prodotti agroalimentari di qualità. Lo abbiamo ribadito – ha affermato il ministro delle Politiche agricole Maurizio Martina – anche in recenti Consigli dei Ministri europei, con l’appoggio di 15 Paesi. Il voto di oggi in Parlamento europeo è un successo che l’Italia ha costruito facendo squadra. Abbiamo unito le filiere produttive, quelle agricole e collaborato costantemente con i nostri parlamentari, a partire da Paolo De Castro. Ora ci aspettiamo che la Commissione Ue faccia un salto di qualità concreto su questo piano. Lo dobbiamo soprattutto – ha concluso il ministro – ai consumatori, che vengono tratti in inganno da questi sistemi basati su criteri discutibili. Non è ammissibile che le nostre aziende che lavorano sulla qualità e producono alcuni dei prodotti cardine della Dieta mediterranea vengano penalizzate, mentre invece le bibite gassate ‘light’ ricevono il bollino verde. L’Italia andrà avanti con determinazione”.
La bocciatura dell’etichetta a semaforo salva le esportazioni delle principali denominazioni made in Italy, dal Prosciutto di Parma al Parmigiano Reggiano e Grana Padano, ma anche gli oli extravergine di oliva, la mozzarella o le nocciole, tra le vittime illustri della normativa adottata dal Regno Unito che colpisce il 60% delle produzioni italiane. È quanto afferma la Coldiretti. Fino ad ora – denuncia Coldiretti – la Commissione Ue ha di fatto tollerato la decisione della Gran Bretagna di far adottare tale sistema dal 98% dei supermercati inglesi, «con un ostacolo alla libera circolazione delle merci che sta mettendo in pericolo alcuni settori cardine dell’export Made in Italy».
Il risultato è che, secondo i dati Nomisma, è il prosciutto di Parma con il bollino incriminato a soffrire di più, registrando una perdita dell’84% fra maggio e luglio 2015 rispetto agli stessi mesi del 2014, mentre quello non etichettato cresce del 40%. Nel caso del Parmigiano Reggiano preporzionato, quello senza bollino fra dicembre e febbraio 2014 ha aumentato le vendite del 70%, mentre lo stesso prodotto con il bollino è calato del 4%. «Si tratta di un primo passo per porre fine ad una ingiustificata discriminazione dei prodotti italiani su mercati esteri che non trova alcun riscontro sul piano scientifico» – ha affermato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo, nel sottolineare che «una classificazione semplicistica di cibi buoni o cattivi, basata su singoli nutrimenti non promuove una corretta informazione ai consumatori ma si pone anche in contrasto con la politica dell’Unione europea rivolata a tutelare le denominazioni di origine che sono risultate le più danneggiate».
«Accogliamo con soddisfazione il voto dell’Europarlamento che ha detto no alla cosiddetta etichetta a semaforo adottata in Inghilterra e che questo Paese vorrebbe imporre in Europa». Così il presidente della Copagri, Franco Verrascina, nel sottolineare che «Tale sistema rappresenta un paradosso per la qualità made in Italy e non solo, poiché si fonda senza alcuna ragione scientifica su valutazioni che riguardano grassi, sale e zuccheri contenuti nei prodotti, senza peraltro considerare i quantitativi consigliati nei pasti». «Il consumatore ne uscirebbe “deviato” nelle sue scelte – prosegue Verrascina – Parmigiano, Grana, e i diversi prosciutti che sono ambasciatori del made in Italy sarebbero penalizzati sui mercati solo a causa di un’evidente sfida tutta incentrata su obiettivi commerciali».
Strasburgo boccia l’etichetta “a semaforo”
È un segnale importante per l’industria del «made in Italy»
Di Marco Zatterin – La Stampa Economia – 12/04/2016
La vendetta è consumata. L’ultima volta, sei anni fa, finì 309 a 309, dopo giorni di attività di lobby feroce da un lato e dall’altro, però il pareggio equivalse a una sconfitta e vinsero i “sì”. Adesso la richiesta dell’Europarlamento alla Commissione Ue perché ripensi il sistema dei «profili nutrizionali» sulle etichette dei prodotti alimentari è passato 402 a 285.
In parole semplici, Strasburgo chiede all’entità che scrive le proposte di legge europee di stabilire un sistema che sia veramente informativo e non penalizzante di certi prodotti, quelli magari che pur essendo grasso, si consumano in quantità modiche, come il parmigiano. La decisione taglia indirettamente le gambe anche al sistema del “semaforo” introdotto nel Regno Unito, codice che – su base solo proporzionale – marchio con il rosso, giallo e verde, salumi, dolci e cioccolata. Col risultato che una «Cola» finisce per essere consigliata e i tortellini no.
Il senso della sfida
È un segnale importante per l’industria del «made in Italy» per il quale lungo la penisola si è combattuto molto negli ultimi anni. Il voto è netto, ma non vincolante. La Commissione ha avviato da diverse settimane la fase di ripensamento della norma che regolamenta l’informazione al consumatore sulle etichette alimentari, limitandone la pubblicità se superano certi contenuti di grassi o altri elementi ritenuti a rischio. Quando fu varata si sentì dire che questa decisione «metteva al bando la crema di nocciole». Era una esagerazione – si proibiva, ad esempio, alle pubblicità di fa passare il messaggio secondo cui una squadra di calcio vince perché magia dolciumi – ma rendeva bene il senso complessivo del quadro normativo.
Il pronunciamento
Al paragrafo 47 del rapporto Kaufman approvato dall’Europarlamento – a favore del quale si erano pronunciati Federalimentare, Coldiretti, parlamentari italiani e governo (quattro entità da prendere a modello per la capacità di parlare sempre con una voce sola indipendentemente dall’origine e dal colore politico) – si «invita la Commissione, in considerazione dei gravi e persistenti problemi» nell’attuazione del regolamento sulle indicazioni nutrizionali e sulla salute, «a riesaminare la base scientifica, l’utilità e la fattibilità di tale regolamento nonché eventualmente a eliminare il concetto di profili nutrizionali».
Le ragioni
La valutazione meccanica non è sufficiente, per Strasburgo. Il contenuto di zuccheri e grassi di un prodotto va commisurato con il consumo che se ne fa, anche perché si tratta di sostanza di cui il nostro corpo ha bisogno nelle giuste proporzioni. Oltretutto, se si applica il concetto meramente quantitativo, si scopre che una bibita gasata industriale con coloranti e conservati è apparentemente più sana di una sogliola: una ha il “verde” l’altra il “giallo”. In genere i consumatori fanno attenzione ai colori nelle loro decisioni commerciali. Così magari a Brighton non comprano il panettone (rosso) ma un formaggio industriale fatto in Galles (verde). Non il culatello ma la Red Bull, che pure e buona, ma… Se ne deduce che il “made in Italy” è penalizzato. Oltre che la buona tavola.
Il precedente
Nel 2010 era già stato presentato un analogo emendamento dell’eurodeputata tedesca del Ppe, Renate Sommer, ma per un voto non era stato approvato. Ora la risoluzione attesta un cambiamento del clima politico dovrebbe rappresentare un argine ai profili nutrizionali che classificano i cibi in buoni e cattivi sulla base del contenuto di grassi, grassi saturi, sali e zuccheri senza guardare alla dieta nel suo insieme, come richiesto dai produttori italiani. I profili sono tra l’altro alla base dei “semafori” alimentari adottati dalla Gran Bretagna.
Le reazioni
Italiano in brodo di giuggiole, genere che forse non avrebbe l’etichetta verde nel Regno Unito. «Un segnale forte alla Commissione europea per quanto riguarda qualsiasi forma di sistema di etichettatura sul genere del semaforo inglese», dice Paolo De Castro (Pd), coordinatore per il gruppo dei socialisti e democratici della Commissione agricoltura dell’Europarlamento. «Abbiamo protetto l’eccellenza della dieta mediterranea», assicurano Elisabetta Gardini e di Alberto Cirio, entrambi di Forza Italia. «Ora ci aspettiamo che la Commissione Ue faccia un salto di qualità concreto su questo piano», ha ammesso il ministro delle politiche agricole, Maurizio Martina, al quale toccherà battagliare a Bruxelles perché il regolamento venga modificato. Ce la si può fare. Ma vista la reazione di certe capitali – Londra come Berlino – non sarà né facile, né rapida.