Semafori alimentari

La grande truffa dei semafori alimentari: l’intervista a Paolo De Castro, Presidente della Commissione Agricoltura e Sviluppo Rurale del Parlamento Europeo

Le multinazionali della grande distribuzione alimentare ci riprovano: per battere sul mercato la concorrenza dei prodotti di qualità vogliono provare a imporre di nuovo sul mercato il sistema dell’etichettatura “a semaforo”, spacciandola per uno strumento di tutela della salute del consumatore. Ve lo spieghiamo chiaramente in questo articolo: “La grande truffa dei semafori alimentari: favorire le multinazionali a discapito della Dieta Mediterranea e della salute dei consumatori”.

Dopo aver intervistato l’Onorevole Beghin, ne parliamo con il Prof. Paolo De Castro, agronomo, Eurodeputato (PSE – PD) e Presidente della Commissione Agricoltura e Sviluppo Rurale del Parlamento Europeo che, già un anno fa, aveva espresso sulle nostre pagine il suo forte dissenso a questo sistema semplicistico di suddivisione tra “cibi buoni” e “cibi cattivi” che danneggia fortemente il Made in Italy e la salute dei consumatori:

A poco meno di un anno di distanza dalla netta bocciatura delle “etichette alimentari a semaforo” da parte del Parlamento Europeo, le multinazionali vanno al contrattacco dichiarando di voler inserire questo sistema di etichettatura su tutti i loro prodotti, ma quanto sono effettivamente pericolosi per la salute dei consumatori questi “semafori alimentari”?

Paolo De castro
Paolo De Castro – Presidente della Commissione Agricoltura e Sviluppo Rurale del Parlamento Europeo

L’approccio dei profili nutrizionali, che sta alla base dei sistemi di etichettatura a semaforo, rischia di portare a prodotti catalogati in ‘buoni’ o ‘cattivi’, senza tener conto di criteri ragionevoli sulle loro porzioni o delle diete in cui si inseriscono.

Le informazioni nutrizionali per i consumatori devono essere corrette e trasparenti, ma in nessun modo fuorvianti o condizionanti. Il problema di questo metodo è che da un lato la scelta del colore del bollino è legata ai livelli nutrizionali di un quantitativo standard di prodotto (100 grammi) spesso eccessivo rispetto al consumo effettivo e quotidiano che del prodotto viene fatto, dall’altro induce il consumatore ad associare automaticamente al bollino verde il prodotto di buona qualità ed al bollino rosso il prodotto di scarsa, se non pessima, qualità.

L’introduzione massiva dei “semafori alimentari” quanto danneggerebbe il Made in Italy sui mercati internazionali?

Esempio pratico dei paradossi di tale sistema è che molti prodotti della Dieta Mediterranea, considerati in porzioni da 100 gr, si vedono apporre il bollino rosso. La margarina ha il semaforo verde e viene preferita all’olio extravergine d’oliva, così come una bibita light risulterebbe più salutare del Parmigiano Reggiano. Questo crea una forma di penalizzazione per molte DOP e IGP protette dalla UE, ma i cui rigidi disciplinari di produzione non permettono modifiche degli ingredienti o dei processi produttivi volte ad adattare i propri profili nutrizionali.

Dal punto di vista europeo, il gioco di squadra con la Francia e gli altri Paesi che già un anno fa si opposero nettamente a queste etichette, sta proseguendo?

Da una prima indagine i prodotti maggiormente danneggiati da questo sistema di etichettatura risultano essere quelli Mediterranei e nello specifico francesi, spagnoli, greci e italiani.

Il gioco di squadra diventa quindi fondamentale per poter avere maggior peso.

A luglio scorso ho presentato un’interrogazione alla Commissione europea che è stata sottoscritta da oltre 90 deputati di tredici diversi Paesi comunitari. Nell’interrogazione, è stato presentato uno studio che, prendendo in considerazione tre prodotti (Parmigiano Reggiano, Prosciutto di Parma e formaggio Brie francese) mostra come gli stessi, quando etichettati con il sistema a semaforo, fanno registrare un calo significativo del volume delle vendite.

A questa interrogazione ha risposto il commissario europeo all’industria, al mercato interno e alle imprese Elżbieta Bieńkowska, la quale ha rinnovato l’impegno della Commissione europea a valutare attentamente certi sistemi di etichettatura e a presentare una relazione entro il 31 dicembre 2017.

Quali contromisure proporrà di attivare e che tempi saranno necessari per attuarle?

La risposta ottenuta durante la scorsa sessione di Strasburgo a febbraio del Commissario Andriukaitis rappresenta sicuramente un passo nella giusta direzione, avremo infatti il prima possibile il rapporto della Commissione europea che valuterà l’impatto potenziale dei sistemi di etichettatura nutrizionale sul mercato interno.

Ottimo anche il riferimento del Commissario ad una possibile armonizzazione dei sistemi utilizzati in Europa: l’Unione europea deve tornare ad assumere un ruolo da protagonista al fine di evitare la crescente frammentazione del mercato interno, negativa non solo per gli interessi degli operatori, ma soprattutto dei consumatori.

Grazie Onorevole De Castro e buon lavoro.

Autore dell'articolo: Redazione