cibo e corretta informazione

INFORMAZIONE ALIMENTARE: NECESSARIO UN CAMBIO DI PARADIGMA?

Un recente convegno, dal titolo ‘Food Science & Food Ingredients: the need for reliable scientific approaches and correct communication’, ha evidenziato come i messaggi che riguardano la salute pubblica dovrebbero essere gestiti secondo le più rigorose evidenze scientifiche. Ci siamo in parte ispirati al contenuto delle comunicazioni inviate in occasione di questo convegno per svolgere la nostra attività di sensibilizzazione sulla difesa del cibo di qualità, e contro le “crociate” massimaliste che tendono a penalizzare alcuni cibi solo perché contengono una parte di grassi o di zuccheri.

“L’approccio che studia i singoli nutrienti è necessario per aiutare a definire risposte biochimiche a quell’elemento, ma non è in grado di cogliere la risposta ad una alimentazione complessa come quella umana”  – Professor Dennis Bier Direttore dell’American Journal of Clinical Nutrition.

Il cibo è uno degli argomenti più presenti sui media, ma l’alimentazione è oggetto di una informazione non sempre corretta e completa e questo trend, sta determinando dei problemi di salute pubblica in tutte le fasce di età. L’alimentazione inoltre non può essere trattata “a compartimenti stagni”, demonizzando singole classi di nutrienti: funziona infatti come “un’orchestra complessa” in cui proprio la varietà degli strumenti e il loro equilibrio funzionano nella melodia.

“Il cibo è un sistema complesso: da un lato è oggetto di un’attenzione mediatica quasi morbosa, mentre scarsa è l’informazione sulle vere caratteristiche nutrizionali di ciò che mettiamo in tavola. Emblematico è il caso dei grassi, troppo spesso demonizzati e il cui corretto utilizzo è stato riabilitato dopo 40 anni di terrorismo informativo. Ma la disinformazione sugli alimenti interessa anche i carboidrati, le proteine, e le diete riduttive che escludano intere fasce di nutrienti o singoli elementi anche in assenza d’indicazioni mediche che giustifichino questi comportamenti. Notizie che a volte influiscono sulle scelte alimentari e sui comportamenti di fasce di popolazione. Non solo cibo, numero dei pasti, nutrienti, ma anche la valutazione dell’effetto che ciascun cibo ha sull’organismo e il ruolo ancora poco incentivato dell’attività fisica, la grande assente dalla quotidianità degli occidentali, e ormai quasi scomparsa della vita dei bambini e dai programmi scolastici. L’inattività fisica contribuisce allo sviluppo di malattie metaboliche croniche e alla mortalità precoce. Mentre anche pochi minuti al giorno di attività moderata-vigorosa è in grado di avere effetti benefici sia sul peso in generale che sulla circonferenza addominale, dove si annida il grasso ormai noto come pericoloso anche nei soggetti non sovrappeso” – Dott. Michele Gulizia, Presidente Nazionale ANMCO, Direttore della Divisione di Cardiologia dell’Azienda “Garibaldi-Nesima” di Catania.

 


 

Un interessante studio dell’Istituto Weizmann, in Israele, recentemente pubblicato sulla rivista “Cell”, dimostra che gli stessi cibi, producono effetti diversi a seconda delle persone che li mangiano. Il microbiota intestinale, la genetica e tanti altri fattori stanno cambiando il mondo della medicina, rendendola sempre più “personalizzata” . Cade allora – forse – il mito delle “razioni giornaliere consigliate”, buone per tutti…. i dettagli in questo articolo di La Repubblica

Autore dell'articolo: Redazione